Editore: La nave di Teseo
Cosa accadrebbe se affidassimo le cure materne a un robot? E’ possibile creare una madre perfetta? E in tal caso cosa accadrebbe al bambino accudito?
Viola Di Grado proietta la sua riflessione sulla maternità in un Giappone futuribile in cui umano e non umano confonderanno le proprie esistenze. Bambini di ferro sono quelli affidati alle cure di robot predisposti ad amare. Ma l’esperimento fallisce.
Il volume è accompagnato da una colonna sonora.
Sinossi
Una mattina di fine estate, in un Giappone di un’era imprecisata, Sada, direttrice di un Istituto, e la sua assistente Yuki prelevano una bambina rimasta orfana: la piccola Sumiko.
Anche Yuki, anni prima, era stata ospite dell’istituto: privata dei genitori, era stata sottoposta a un programma di accudimento materno artificiale, realizzato dai monaci buddisti grazie ad “unità sintetiche materne”, veri e propri robot. Ma l’esperimento fallisce e Yuki finisce tra i “bambini difettosi”.
Ora, proprio lei, dovrebbe essere la tutrice di Sumiko. La sua autoconsapevolezza è affinata al punto tale da confonderla: non sa più distinguere i gesti che esegue da quelli che sorgono istintivi, in una dimensione mentale con poco spazio per emozioni e sentimenti.
Sumiko si rivelerà essere la possibilità di salvezza di Yuki.
L’intervista all’autrice su «La Repubblica» e su «Il Giorno».
Il libro è stato presentato dall’autrice come “libro del giorno” a «Fahreneit» di Radio3.
L’autrice
Viola di Grado (Catania, 1987) ha vissuto a Kyoto, Leeds e Londra, dove si è laureata in filosofie dell’Asia orientale. Figlia d’arte (la madre è la scrittrice Elvira Seminara) è l’autrice di Settanta Acrilico Trenta Lana (Edizioni E/o, 2011) – vincitore del premio Campiello Opera Prima e del premio Rapallo Carige Opera Prima e finalista all’IMPAC Dublin Literary Award – e di Cuore Cavo (E/o, 2013), finalista al PEN Translation Prize. I suoi libri sono tradotti in otto Paesi. Bambini di ferro è il suo terzo romanzo.