È un concetto antico quello che orienta lo spirito di Heads Collective, studio di comunicazione integrata che ha già nel nome un intento programmatico, quello spirito di comunità perso nei rivoli di una società individuale, liquida perché improntata a uno sfilacciamento delle relazioni, alla dissolvenza dei vincoli solidali.
Un valore antico, si diceva, e non solo perché le reti di idee, la forza generativa dei rapporti costituiscono un aspetto “rivoluzionario”, libero dalle scorie di certo individualismo rampante, ma anche perché il muovere dalle parti – da singole ipotesi che compongono il tutto – è alla base del processo di comprensione, getta le basi per un’evoluzione del pensiero, per un percorso d’assestamento che è sempre, in fondo, confronto di ipotesi, idee, immagini.
L’origine stessa di Heads (che ha sede in un ex convento in via San Lazzaro 32, a Treviso) è legata a una straordinaria esperienza collettiva e culturale, quella di Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione fondato da Oliviero Toscani per il gruppo Benetton. L’ex direttore creativo di Fabrica e ora dell’agenzia, Renzo Di Renzo, ha riunito con il suo amico e socio Federico Vanin alcune persone che, in quella palestra di immaginario, avevano allenato il loro sguardo, la propria attitudine alla sfida. Un gruppo organico, rinsaldato da un percorso comune, capace di mettere in circolo le idee, di predisporsi all’ascolto e a dinamiche costruttive.
«È iniziata come nelle epopee americane», dice Di Renzo. «All’inizio ci riunivamo nello stanzino di un tipografo, provavamo a confrontarci, a dar esito pratico a quanto avevamo imparato in Fabrica, lavorando esclusivamente per un nostro grande primo cliente, il gruppo OVS. Questo, probabilmente, è stato il motore alla base del successo: un rapporto diretto, di collaborazione e confronto, con i nostri committenti. È quanto facciamo ancora oggi, perché dar vita a un’idea significa far confluire i dettagli, gli spunti che arrivano da più parti, muoversi in equilibrio tra richiesta ed esecuzione, tra estro e prove pratiche».
Non stupisce ascoltare queste parole, giacché Di Renzo è una figura prismatica, che si occupa di comunicazione in un’ottica quasi artistica, legando creatività e ingegno a una buona dose di poesia, intendendo quest’ultima come capacità di raccontare l’invisibile, di frangere la superficie apparentemente liscia della realtà. Scrive libri, racconti per bambini e prove brevi come i folgoranti Ritratti veri di persone immaginarie (Helvetia Editrice, 2022), flash descrittivo-immaginifici di individui esiliati, tradotti in partiture visive da Giorgio Camuffo.
È questa attenzione ai dettagli, alle sfumature dell’animo umano toccate con levità e grazia che fa, di Heads, un’agenzia “fuori canone”, in cui l’approccio strategico e di marketing si unisce a una capacità di lettura unica, in grado di sintonizzarsi sulle frequenze dei clienti più diversi, dai marchi di moda alle organizzazioni non governative.
Le teste sono fondamentali, così come i cuori, perché è la passione l’altro motore mobile dell’agenzia, uno sguardo carico di amore verso la bellezza, verso l’altro, come a rivitalizzare il concetto di empatia reso sterile dal ricorso smodato al termine, da un uso difettoso del linguaggio che riflette l’apatia dell’oggi.
In questa prospettiva quella di Heads è un’esperienza rivoluzionaria, perché mette la bellezza al servizio del cliente, o meglio il cliente in comunicazione con la bellezza che orienta le idee di chi immagina le campagne marketing, di chi studia i loghi, le immagini, gli slogan. Sessanta personalità fanno dell’azienda una fucina di creatività multiforme, ed è nella diversità che si articola in agire collettivo che risiede la grandezza di un percorso fatto di obiettivi comuni, di visioni condivise.
Grandi aziende, piccole start up istituzioni, musei e fondazioni, ong e associazioni no profit, moda, cultura, sport, design, b2b e b2c, turismo, cucina: Heads lavora sulla contaminazione, trae da ogni esperienza il meglio che la diversità offre, in una sorta di percorso programmaticamente interminabile. È questione di metodo, di “algebra” e “passione”, laddove non solo l’idea si impone, ma un lavoro di esecuzione tecnica che non prescinde, mai, dal confronto collettivo.
Si spiega così l’importanza attribuita alla pratica del workshop, ai corsi aziendali (in sede o in ambienti esterni) e alle “autoproduzioni” culturali atte a saggiare il futuro, a orientarsi in un mestiere – quello del grafico – che per sua natura è in continua evoluzione.
Vale la pena, tra le tante campagne ideate e promosse, citare quella per AVIS, La prima volta: un lavoro di sensibilizzazione per superare il timore di donare il sangue. Parole e immagini si susseguono in una sorta di racconto di formazione, da “la prima volta che vinci” a “la prima volta che diventi grande”. Un atto di sensibilità e amore cui ha fatto seguito la pubblicazione di un volume, edito Marsilio, contenente ventuno racconti ispirati al tema (Ogni volta è la prima volta, 2016).
Sono sette i dipartimenti in cui si articola Heads: Strategy, Account, Visual, Photo & Video, Digital, Social, PR & Events. È, ancora una volta, una questione di metodo, un percorso di condivisione in cui il cliente non viene lasciato solo e gode di ogni supporto possibile.
Non c’è spazio, in questa agenza di comunicazione, che non sia legato a uno spirito di riflessione e azione comune; dai Talking Heads (conferenze tematiche sulla sostenibilità, sull’innovazione, sul neuromarketing) ai party aziendali sino al rapporto con scrittori, artisti, personalità del mondo della cultura.
Bellezza, in questo senso, è condivisione degli spazi e impegno, voglia di fare e sperimentare. Senza limiti, in un perenne equilibrio di forma e senso.
Ginevra Amadio
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