Viaggio nelle Fabbriche della Bellezza: Arper

Viaggio nelle Fabbriche della Bellezza: Arper

La sede Arper di Monastier (TV) è un edificio vivo. Si tratta di un’impressione, forse, ma ogni ambiente sembra preludere a una scoperta, come se l’immobile fosse nato per composizione, per spazi concepiti come totalità in divenire. Già l’anticamera dello showroom racchiude quell’essenzialità che è cifra stilistica dell’azienda, una raffinatezza che procede per sottrazione, non ama gli orpelli e piuttosto si svela piano, nella compostezza dell’attesa.

Difficile non credere alle coincidenze quando all’ultimo Salone del Mobile il focus individuato da Arper è riassunto nel concetto di Life is Beautiful, quasi esistessero connessioni in grado di instaurarsi da sé. Questa realtà, tuttavia, si inscrive nelle fabbriche della bellezza ancor prima di dar vita a sedute, tavoli e complementi d’arredo apprezzati in tutto il mondo.

Alla base di Arper c’è infatti un destino eccezionale, la costruzione di un’idea che riposa nel lavoro manuale, nella fatica del costruirsi il futuro giorno per giorno, con tenacia e risolutezza. Non che l’azienda sia il solo esempio di evoluzione di un’attività artigianale, come dimostrano con efficacia tante esperienze locali, ma quella con protagonista Luigi Feltrin è piuttosto una storia di formazione, il primo capitolo di un’epopea familiare che ha nell’ascesa il punto di coagulazione dei suoi principi cardine: rispetto del lavoro e della persona, creatività e ingegno, riflessione e istinto.

La parabola del fondatore potrebbe essere l’emblema di tanti percorsi di riscatto, la rappresentazione quasi metaforica di un cambio di segno al tempo intimo e territoriale, laddove la povertà che aveva martoriato il Veneto (Luigi nasce nel 1935 a Vallio, tra Roncade e Monastier) funge da propellente per una crescita consapevole, lascia i segni del disagio eppure innesca una reazione, insegna il sacrificio, la costanza, la necessità di fronteggiare i limiti, di non arrendersi alle difficoltà.

La zona in cui Feltrin nasce offre poche risorse negli anni del dopoguerra. Proprio il conflitto, il cui fronte principale si muove sulla linea Piave – Montello – Grappa – lascia al papà Carlo una malattia da combattere. Quest’ultima dolorosa battaglia è persa. Luigi cresce con la mamma ma emigra giovanissimo, prima in Piemonte e poi in Svizzera. Qui svolge lavori di ogni tipo, per quattordici anni si impegna nell’edilizia, nel commercio di galline, fa l’autista, il carbonaio. A San Gallo conosce Giovanna, futura moglie e madre dei due figli Claudio e Mauro. La vita è dura, ma ogni esperienza umana e professionale concorre alla nascita di un’altra storia, è una miniera cui attingere, un brandello di vita da conservare.

Feltrin ogni tanto torna in Italia, costruisce una casa a Preganziol, pezzo dopo pezzo, con intuito e lungimiranza. La località, oltre a lambire la zona d’origine, ha una posizione strategica, al centro degli scambi commerciali. È un buon punto di partenza per raggiungere le grandi città venete. Ma è l’incontro con Carl Curschellas, direttore commerciale di un’azienda di tende svizzere e di pizzo di San Gallo a cambiare la vita di Luigi. Per lui non è la prima esperienza – nel ’56 aveva già lavorato in una ditta di tessuti – ma ora inizia l’attività di rappresentanza, nelle ore libere dal lavoro di muratore.

Claudio e Luigi Feltrin

Quando rientra definitivamente in Italia dopo la nascita del figlio Mauro, Feltrin si porta dietro i tessuti di Curschellas. Continua fare il muratore cottimista finché non ottiene la licenza di rappresentanza. Negli anni successivi, a partire dal 1970, svolge anche l’attività di tappezziere di tende. Avvia inoltre un commercio di tessuti e pelli per l’arredo a Preganziol, nella casa di famiglia. È un lavoro su due fronti, volto al mantenimento di una serenità economica. Quasi un calcolo matematico, con i conti da far quadrare, la bilancia da tenere in equilibrio. Prosegue così fino agli anni Ottanta, quando un’azienda di arredamento friulana, che fabbrica poltroncine, chiede a Luigi una quantità spropositata di pelle. «È qui che papà ha il lampo di genio» rivela il figlio Claudio. «Lui che non poteva garantire quel quantitativo, tenta la carta dell’azzardo: “Li faccio io i pezzi di pelle per le poltrone”». La proposta è accolta. È l’inizio di un nuovo corso.

Luigi riceve presto un nuovo ordine, elevatissimo, fuori misura. Riesce a gestirlo organizzando una rete di terzisti esterni ma i soldi faticano a rientrare, la catena è troppo lunga. Ancora una volta Feltrin ha polso: organizza un laboratorio in proprio, per la produzione di sedie, a Olmi (San Biagio di Callalta). I figli Claudio e Mauro sono coinvolti nell’impresa. Il terzismo prosegue finché la delusione di un cliente segna il momento di svolta: «Avevo disegnato due sedie – racconta Claudio che lui aveva particolarmente apprezzato. L’accordo prevedeva la commercializzazione tramite la sua rete, con la produzione affidata a noi. Ben presto scoprimmo che il lavoro era stato ceduto a un altro terzista, per pochi soldi di differenza. Capimmo allora che saremmo dovuti diventare autonomi».

Nasce così Arper, nel 1989. Il nome è frutto della fusione delle prime lettere della parola “arredamento” e della preposizione “per”. L’idea è ancora di Claudio, che ha estro e genialità. Si apre al futuro, alle contaminazioni. E ama le sfide, come papà Luigi. Per farsi conoscere sceglie la strada del Salone Internazionale del Mobile di Milano. Da allora, Arper non perde un’edizione della fiera.

I Feltrin conoscono bene il valore delle relazioni, quel fuoco vivo dei rapporti umani che si sviluppano nella sincronicità – a marcare ancora il senso delle coincidenze, quella “benedizione” astrale che, spesso, sottende alla bellezza. Nel 1998, al Salone, un amico argentino parla all’architetto Alberto Lievore di Arper. È un altro incontro fortunato, di stupore reciproco.

Claudio, Chairman of the Board dell’azienda, parla di questo rapporto in termini di influenza generativa, di un’empatia tra persone che si trasferisce nel lavoro, e sul prodotto cui si dà vita. Arper del resto è questo: condivisione e idee. Lievore cattura l’anima dei Feltrin, li aiuta a focalizzare quello spirito che fa, della loro realtà, qualcosa di inimitabile; alla base di ciascun progetto c’è infatti un valore, sia quello della famiglia, dell’impegno, dell’estro creativo. Soprattutto c’è serenità, un senso di unione che procede dal rapporto padre-figli e si estende ai dipendenti, all’ambiente di lavoro. Tutto questo converge nel design, quando le linee Arper si fanno più essenziali, quasi di taglio scandinavo.

La collaborazione con lo studio Lievore Altherr Molina porta nuova energia rispondendo al contempo a un’urgenza di rinnovamento che la famiglia ha come faro costante, nella consapevolezza che occorre guardare lontano, lasciarsi ispirare da ciò che accade. Senza questa mentalità non sarebbe nata la Catifa, concepita appunto in seguito all’incontro con Lievore, una sedia iconica, che incarna la visione Arper in ambito contract. L’idea è arrivata su un volo aereo di ritorno da Chicago, di fronte a una tazzina in plastica blu cobalto esterna e bianca all’interno: da qui l’idea di una sedia bicolore, il best-seller dell’azienda. Che perse qualche centimetro rispetto all’originale grazie a un’intuizione di Luigi, per risparmiare spazio e far decollare il mercato.

C’è sempre lui dietro le scelte più ardite, dietro il coraggio di sperimentare, di fare sempre un metro in più, senza indugi. Osando nella ponderazione. Nel 2000 i Feltrin acquistano l’attuale sede Arper a Monastier dove cominciano a produrre l’anno successivo. Non c’è sfida che non abbiano colto, occasione che abbiano mancato. L’esperienza dell’emigrazione ha dato a Luigi, scomparso nel 2020, non solo la forza di ri-cominciare ogni volta, di mettersi in gioco con acuzie e ardore, ma il bisogno di coltivare la memoria, di praticare la tenerezza. Dal rapporto con i dipendenti alla fecondità delle relazioni, dall’amore per i figli al supporto di ogni guizzo, di ogni idea potenzialmente audace: tutto, nel vissuto di Feltrin, è stato tecnica e passione.

Di questo spirito Claudio e Mauro hanno colto il valore, sono cresciuti declinandone il senso. Mauro, che ha sviluppato la rete commerciale di Arper, vive oggi oltremanica. Claudio è il presidente dell’azienda, l’intelligenza e l’estro creativo ne fanno ancora il miglior “testimonial”, interprete e sviluppatore di un sogno che ha le radici in un territorio eccezionale, dove è possibile fare rete, utilizzare le migliori risorse umane e tecnologiche, ri-emergere e decollare.

Life is Beautiful, si diceva all’inizio, perché per Arper «la bellezza è una qualità profonda, carica di significati, compreso guardare al futuro con fiducia. La bellezza è nella natura che vive e si trasforma, è nei momenti che trascorriamo insieme a chi amiamo, nell’appagamento che proviamo quando sentiamo che tutto è esattamente come dovrebbe essere. La bellezza è sapere che ci stiamo impegnando per salvaguardare il mondo per le generazioni future. […] La bellezza è molto più che estetica: è versatile, generosa, avvolgente. La bellezza è nella vita».

Così, il filo rosso che lega la famiglia Feltrin al project of living promosso dall’azienda è, sostanzialmente, un essere nel mondo senza pesi. Una leggerezza responsabile, in cui la qualità dei materiali si sposa con il rispetto per l’ambiente e lo spazio appare un corpo vivo, una zona di condivisione esistenziale.
C’è forse qualcosa di meno afferente al bello?

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