«Il benessere passa dal calore» si legge sul sito di Antrax IT, azienda leader nella produzione di radiatori d’arredo, fucina di creatività artistica funzionale, in grado di cogliere l’essenza del bello, di trasformare un oggetto d’uso in prodotto ricercato, svincolato dalla funzione primaria.
C’è da restare incantati davanti alla sede di Resana (TV), affiancata da uno spazio in costruzione che fa dell’esterno una sorta di proiezione fisica delle idee, della filosofia aziendale che fonde insieme arte e architettura, attenzione al singolo e alla collettività, nella convinzione che l’ambiente sia un corpo vivo, uno spazio da improntare all’armonia, all’equilibrio tra vibrazioni e azione. Il Parco del Design nasce infatti allo scopo di creare una piacevole area verde in cui passeggiare tra le inedite creazioni di architetti e designer. Un luogo emblematico, la summa dello spirito di Antrax IT.
Questo genere di cultura, lo sguardo orientato alla rivisitazione, al progetto rivoluzionario, fuori norma, rappresenta il fulcro dell’agire aziendale, laddove “creare” significa anche “osare”, fare i conti con l’equazione non sempre lineare tra mercato e creatività ma, come dichiara il CEO Alberico Crosetta, «è una questione di cuore», di sensibilità pronte ad accogliere nuove idee, suggestioni slegate da logiche di profitto o quanto meno volte a ri-conciliarle, a fare dei propri prodotti dei manufatti unici, in perfetto equilibrio di forma e senso.
La storia di Antrax IT inizia proprio nel solco della bellezza, di un gusto esercitato sulla base del sapere artigiano, di una manualità che si tramanda di padre in figlio, dal nonno falegname ai nipoti attivi in azienda, perché quella Crosetta è una famiglia che guarda ai dettagli, capace di riassumere – nel proprio corso lavorativo – la purezza formale che fa, dell’azienda, una realtà unica nel settore. Nata nel 1996, questa realtà propone infatti un nuovo modo di concepire il calore e lo fa svelando un’innata tensione verso il bello, quasi una dote “ancestrale” che Alberico rintraccia nell’agire paterno, in quell’attenzione che il papà Ivano (il primo a importare in Italia brand tedeschi come Kaldewei, Dornbracht, Hoesch, Keramag) dedicava al lavoro di termoidraulica, quando ogni tubo doveva essere in ordine, proporzionato, disposto secondo una certa gradazione di colore.
Il colore, l’altra stella polare di Antrax IT. Sebbene i termoarredi siano improntati a una neutralità cromatica rispondente, anche, all’odierna fascinazione per il bianco e il nero, è l’arancione – tinta intensa, vigorosa – il simbolo dell’essenza aziendale, un colore outsider come confessa Crosetta, «che nessuno avrebbe osato associare alla propria immagine o al proprio prodotto». In questa scelta “dissonante” risiede la corrispondenza tra realtà e rappresentazione, giacché la mission dell’azienda è proprio quella dell’“altrove”, del collocarsi fuori scala e fuori norma, rifiutando le convenzioni, le intuizioni sperimentate o confezionate da altri.
«La nostra idea è sempre stata quella di cambiare il concetto di corpo scaldante – dichiara ancora Alberico – creando radiatori atti a trasmettere calore e al tempo stesso capaci di apportare benessere all’ambiente che li ospita grazie alla cura dei dettagli, alla ricercatezza estetica». È un discorso ricco di suggestioni, in cui è possibile cogliere tracce di antiche lezioni, dal ready made di Marcel Duchamp (che qui, tuttavia, appare rovesciato di senso) all’antica simbologia del calore, del fuoco come elemento sacro, primigenio, protagonista di rituali sacri – ed è quasi un’iniziazione, del resto, quella che si compie in Antrax IT, quando di fronte ad opere come Oreste & Emma di Andrea Crosetta o Saturn & Moon di Peter Rankin ci si accorge del miracolo realizzato in azienda, dell’impensabile impresa di dare forma al calore.
Ma il simbolo, per tornare alla carica evocativa dell’arancione, è soprattutto l’effetto di una relazione. È un termine all’apparenza statico, cristallizzato, ma dotato di una sua vita segreta, che si articola in rivoli di motivi, intrattiene rapporti con altri elementi del sistema in cui si colloca e ne rappresenta un grumo ritornante, un elemento imprescindibile.
Così, un colore caldo, dal forte impatto visivo, diviene emblema della forza generativa delle idee, di una creatività artistica a sua volta associata alla vita, all’idea che sia necessario partire dal nulla per dare origine a una rivoluzione, per guardare il mondo con occhi nuovi, depurati, sì da coglierne i contorni, le tracce di un orizzonte altro, su cui appuntare il proprio sguardo.
Così Antrax IT non solo dà vita ad oggetti unici, nati dalla collaborazione con i più importanti designer internazionali (solo alcuni nomi: Andrea Crosetta, Dante O Benini e Luca Gonzo, Francesco Lucchese, Massimo Iosa Ghini, Victor Vasilev, Peter Rankin, Matteo Thun e Antonio Rodriguez, fino a Daniel Libeskind, Marc Sadler e Piero Lissoni), ma immagina i radiatori come materia personalizzabile, in grado di adattarsi alle esigenze del cliente e dell’ambiente, in un muto dialogo che è poi, del resto espressione dello spirito dei luoghi, ora che gli interni hanno assunto un peso specifico nelle nostre vite.
In questa prospettiva, Antrax IT propone linee pulite e forme essenziali come traduzione di un’urgenza etico-estetica, ossia la capacità di creare atmosfere, suggestioni, storie in cui il calore è interagisce con l’ambiente e trasforma il radiatore in un’opera d’arte. Così gli scaldasaviette, dei quali sono esempi le serie BD e BDO, A13 e A25, H_20 e Trim, o i radiatori a piastra, il cui primato nel debutto spetta proprio all’azienda di Resana. E poi, capolavoro di design, la Serie T & TT ideata da Matteo Thun e Antonio Rodriguez, una collezione dall’animo sartoriale che procede da un estruso di alluminio a forma di T – caratteristica funzionale all’utilizzo in ogni ambiente – poi reinterpretata in T Tower, dove il radiatore diventa freestanding.
Non è un caso che quest’ultimo sia stato presentato ad Arte Laguna Prize, per la quale Antrax IT è si è fatta rappresentante della sezione “design”, dedicata ai designer emergenti; lo stesso profilato, a seconda del proprio gusto, delle proprie necessità, presenta una funzione e un’estetica nuova.
Si tratta, a ben vedere, di variazioni sul tema, una declinazione quasi artistica di quella tensione verso il bello che coniuga tecnologia, sostenibilità e ricerca costante, in un viaggio programmaticamente interminabile sulle tracce di antiche simbologie, nei territori dell’immaginario che per sua natura non ha confini, è un campo elastico e in divenire: come il calore, la cui forma è in perenne mutazione.
Ginevra Amadio
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