Sarebbe rapporto ideale tra gli uomini che con lo stesso fiuto degli animali si potesse comprendere le cose perfette senza bisogno di intermediario.
E qui mi sento avvilito nel dover fare da intermediario tra l’opera di Tono Zancanaro e molti uomini che ancora non sono convinti dell’assoluta bellezza dei suoi disegni.
Di recente credo di essermi convinto d’una cosa. Il nostro cervello, che ĆØ la base della nostra vita, ha tre possibilitĆ per formulare le idee. La prima a mezzo dell’esperienza. La seconda a mezzo dell’intuizione (intuire ĆØ come nella geometria quando si dice dato un angolo e due lati si puĆ² trovare il valore dell’altro lato). La terza possibilitĆ ĆØ data dal potere autonomo che il cervello ha, come se fosse una macchina, sensibile a sĆØ, inserita in noi, di captare fatti e cose, senza limitazione di tempo e di spazio.
Questa possibilitĆ autonoma puĆ² captare fatti e cose che non ci riguardano, che non sono stati mai da noi sperimentati e che neanche possono mai essere da noi intuiti non avendo di essi alcun punto geometrico di partenza.
Ho scoperto questa possibilitĆ autonoma del cervello umano perchĆ© l’altra notte mi sono sognato di fatti, di cose perfino di odori che non hanno assolutamente alcuna ragione evocativa da conoscenze, da esperienze, da dati anche minimi a me relativi.
In quel sogno mi trovavo a subire fatti, cose e odori captati dal mio cervello o nel passato o nel futuro di altri esseri umani, forse appartenenti alla mia stessa stirpe o al mio gruppo ancestrale e forse a esseri umani ancora da apparire.
Ora io credo che l’opera di Tono Zancanaro sia in parte conseguenza della sua esperienza artistica, in parte sia intuizione, ma in gran parte sia anche conseguenza delle possibilitĆ autonome del suo cervello.
Egli come ĆØ trasandato, imperfetto, starei per dire bislacco e talvolta indisponente non puĆ² essere consapevolmente e direttamente creatore di quelle limpide, estese, sublimi immagini che traccia con la sua mano.
Egli ĆØ il medium del suo cervello e il suo cervello ĆØ in grandissima parte un registratore, autonomo dal suo corpo, che capta quelle forme esistite secoli prima di Cristo o che forse si realizzeranno sulla terra nei secoli futuri.
Tono Zancanaro vive con la sua opera come io ho vissuto l’altra notte nel mio sogno e credo che egli stesso come ha finito un suo disegno si debba chiedere dove e quando abbia visto quello che ha tracciato.
Lo stesso si puĆ² dire per molti pittori di ogni epoca e che per questa non immediatezza con la vita da loro vissuta si dicono appunto metafisici.
Ma piĆ¹ che ad altri si puĆ² paragonare per la strabiliante architettura delle figure e delle composizioni con prodigiosa fantasia ad Alberto Durer e a Gerolamo Bosch.
Giovanni Comisso
Testo pubblicato nel Catalogo della Mostra alla Galleria “Il Bulino” di Ferrara (1961).
Immagine in evidenza: Tono Zancanaro – Mondine di Roncoferraro.
Immagini da CC-Search e da “Archivio Storico Tono Zancanaro“