Vi proponiamo la lettura del racconto “Il dono” di Daniele Mazzon, vincitore del progetto di scrittura creativa “Scrivere è un gioco da ragazzi’, promosso dall’Associazione Amici di Comisso.
Con il progetto, l’Associazione Amici di Comisso ha consegnato alle tre scuole 20 copie del volume “Viaggio nell’Italia perduta”, raccolta di scritti di Giovanni Comisso sul tema del viaggio in Italia curata da Nicola De Cilia. In ogni scuola si è svolto un corso di scrittura creativa, sul tema del Viaggio, tenuto da esperti, Antonio Bortoluzzi, Isabella Panfido e Alessandro Cinquegrani. Al termine, il concorso con racconti brevi, al quale sono stati invitati gli studenti partecipanti.
Ecco il primo classificato.
Il dono
Apre la porta ed esce.
Fuori piove. Ma è una pioggia leggera e sottile, quasi gradevole sulla pelle.
Ogni goccia è un microcosmo che brilla riflettendo la luce e cade danzando con le altre.
Ogni fiore, ogni foglia, ogni grondaia ha un proprio modo di far scorrere l’acqua, ognuno con un suono diverso, creando una stupenda armonia.
Respira a pieni polmoni e si sente rinvigorito dall’aria frizzante.
Si mette in cammino. Passeggia senza meta, per il puro piacere di farlo.
A volte è il viaggio che conta: la destinazione è solo l’alibi del tragitto.
Osserva ciò che lo circonda mentre attraversa l’isolato. Gli uccellini cinguettano. Due bambini gli sfrecciano accanto rincorrendo un pallone, incuranti della pioggia che tamburella sui visi ridenti. Il vento gli scompiglia i capelli e lui non tenta di riordinarli, gli piace quella sensazione. Saluta una vicina che fa jogging con il cane indossando un’ ingombrante k-way azzuro.
Istantanee di una vita che vediamo tutti i giorni.
Cose semplici, normali.
Scontate.
Adesso vuole spingersi più lontano, oltre l’isolato. Può andare ovunque, le possibilità sono infinite, gli basta scegliere.
Aveva già fatto bellissimi viaggi, ma c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire.
Aveva percorso le infinite strade Americane con Kerouac, aveva svelato la parte più mistica dell’ India con Hesse, aveva battuto sentieri sconosciuti nella pampas della patagonia e nella terra del fuoco con Chatwin, aveva esplorato l’Australia dall’entroterra alla barriera corallina con Bryson, aveva abitato in misteriosi castelli inglesi con la Rowling.
Con loro e con molti altri aveva visitato le parti più belle e recondite del mondo.
Ora al fianco di Salgari solca le acque burrascose dei Caraibi, abborda le navi spagnole, si addentra nelle fitte foreste dell’isola di tortuga con un manipolo di uomini per seppellire un tesoro preso da…
“E’ ora di cambiare la flebo” annuncia l’infermiera entrando nella stanzetta angusta.
E’ costretto a posare ‘Il corsaro Nero’ e lasciare con insofferenza che dal braccio gli venga estratto l’ago e sostituito con uno nuovo. Fa male. Ma abbraccia questo dolore, è ormai l’unica sensazione che sente da molto tempo, sono diventati cari amici.
Una volta finita l’operazione, l’infermiera se ne va rivolgendogli uno sguardo compassionevole.
Lui non vuole la sua compassione, non vuole la compassione di nessuno. Non vuole vedere solo pena negli occhi di chi lo guarda, quindi ha imparato ad evitare qualsiasi tipo di contatto con altre persone.
Ora è di nuovo solo.
Solo e incapace di alzarsi. Paralizzato e inchiodato al letto dal giorno di quell’incidente. Quel maledetto incidente…
Prima di allora dava tutto per scontato. Dio, quanto era stato ingenuo. Non aveva capito quanto fosse fortunato nel poter fare una cosa banale come camminare: mettere un piede davanti all’altro per poter viaggiare, ovunque volesse e in qualunque circostanza.
Il vero concetto di libertà.
Un dono.
Un dono che si pensa di avere di diritto, quando in realtà non è affatto così.
E solo ora che gli è stato negato, ora che non potrà viaggiare per i lunghi mesi, forse anni, che lo separano da quando riacquisterà l’uso delle gambe, solo ora lo comprende.
Ma c’è ancora speranza perché sa che quel giorno arriverà. Promette a se stesso che da allora in poi non sprecherà mai più il prezioso dono di cui tornerà in possesso.
Guarda il mondo attraverso la finestrella posta sulla parete opposta della stanza. Sta smettendo di piovere e un pallido sole si affaccia tra le nuvole, rischiarando il cielo e creando un tenue arcobaleno. Gli uccellini stanno proprio cantando ora.
Si prospetta una giornata fantastica, là fuori.
… Là fuori …
Cosa non darebbe per poter fare una normalissima passeggiata.
Ma non si dà per vinto, perché sa che esiste un altro modo per viaggiare: l’immaginazione, lo strumento più potente dell’essere umano.
Grazie a lei delle macchie di inchiostro su dei pezzi di carta si trasformano in avventure mozzafiato, drammi strappalacrime o trame intriganti. Grazie a lei anche chi non si muove, per obbligo o per scelta, può raggiungere qualsiasi luogo nello spazio e nel tempo.
Lancia un’altra occhiata alla finestra.
Quell’unico sprazzo di luce nel grigiore, quel sottile pezzo di vetro che lo separa da tutto.
Un fringuello si posa sul davanzale per qualche istante e fissa con intensità l’uomo in gabbia, prima di spiccare di nuovo il volo.
Mentre lui è costretto in questa stanza, le cui pareti incombenti, opprimenti, soffocanti, lo imprigionano.
Rifiuta la realtà che lo circonda e trova rifugio nella sua mente, in quel luogo fatto di sogni in cui tutto è possibile, in cui può viaggiare in località sconosciute e vivere tra le pagine di un libro.
In cui è di nuovo libero.
Sorride.
Apre la porta ed esce.