I rapidissimi treni aerodinamici che in sostituzione dei lenti trenini ora collegano quasi tutti i centri della Sardegna portano a Cagliari quasi di volo. Fuggono davanti a noi i villaggi chiusi da siepi di fichidindia, i colli arsi, i filari di eucalipti, e sulla destra gli stagni di Elmas dominati dalle montagne. Cagliari è una grande città moderna con una lunghissima passeggiata vicino al porto, adorna di giardini, di viali e di bellissimi portici. Qui affluiscono altre strade che scendono dalla vecchia città pisana posta a guisa di castello su, sul Monte, turrita e chiostrata di mura. Grandi piazze, dignitosi edifici pubblici, attraenti negozi e un’incredibile folla che dalla chiusura degli uffici fino all’ora di cena passeggia tra i portici e il porto fanno subito capire che questo è il centro vitale dell’isola. I caffè risuonano di orchestrine, e la ressa dei clienti indica come a questi abitanti, alla puri di tutti i meridionali, sta poco piacevole il rimanere in casa. i forestieri anche sono moltissimi, venuti qui per godere il clima eccezionale. Ma in quanto ad una vera e propria organizzazione del turismo e necessario parlare chiaramente e dire che è ancora al di là dalla nascita.
Alla partenza da Venezia, chiesto alle agenzie se avessero qualche pubblicazione sulla Sardegna, mi venne risposto che non ne avevano. In fine con molta fatica riescii a trovarne di insufficienti.
La porta principale
Queste agenzie e le sale d’aspetto delle stazioni delle nostre principali città tenevano esposti bellissimi manifesti per richiamare il viaggiatore verso Ternovo in Bulgaria che, a fredda analisi, risultava un luridissimo paese, o verso certe regioni della Cecoslovacchia dove si vedevano tra il verde dei prati donne in rossi costumi regionali, ma della Sardegna non una fotografia, non un richiamo variopinto. Si parte quindi come verso un’isola inesplorata. Le comunicazioni con la penisola sono giornaliere tra Terranova e Civitavecchia, e bisettimanali tra Cagliari e Civitavecchia; ne deriva l’inconveniente che obbligati ad usare le più frequenti all’arrivo dalla penisola, ci si trova come prima tappa in una città secondaria: e non è un entrare dalla porta principale. Partendo poi da Cagliari bisogna attraversare, sia pure rapidamente, tutta l’isola. Il forestiero che voglia visitare la Sardegna per innumerevoli necessità di elementare esistenza dovrebbe in un primo tempo scendere a Cagliari e poi di qui incominciare ad irradiarsi verso tutti i luoghi attraentissimi. Cagliari non ha mancato di avere ospiti illustri quali il celebre romanziere D. H. Lawrence, che scrisse un libro, “Sea and Sardinia”, non ancora tradotto in italiano. Abitava a Cagliari alla “Scala di ferro” e ne parla continuamente nel suo libro; egli si interessava a tutto: alle chiacchiere delle donne dalle finestre, al costo delle patate e a mille altre quisquilie che per la gente di altri climi diventano enormi meraviglie, e si spinse fino al Gennargentu.
Ricchezze
Le attrattive turistiche dell’isola si possono riepilogare così:
– i costumi, e dovrebbe venir svolta una campagna per impedire che almeno nei paesi dove sono i più belli si prenda la cattiva piega d’abbandonarli per abiti comuni a tutto il mondo;
– usanze e feste popolari quale il tradizionale ballo tondo che si eseguisce per feste e in genere all’uscita dalla messa; anche per questo pare che vi sia una tendenza a considerarlo come cosa fuori tempo è quasi che puzzi di paganesimo;
– le gare poetiche, consistenti in tenzoni popolari dove dato un tema vengono improvvisate dagli umili poeti ottave fluenti, ricche di immagini e di sentimento. Ecco, qui, un piccolo saggio di poesia popolare scambiata tra due innamorati, raccolto da me:
Vittoredda donnosa
vennedinni a casa mea
l’aggio a posà in caddrea
con tre mazzoli di rosa.
E la giovane Vittoria rispose:
In una capannuccia di la Nurra
vorrei abitar con l’amor mio
e dirgli dal cuore ogni desio
mentre il vento tra gli alberi sussurra.
Queste opere poetiche dovrebbero venire incoraggiate con premi e solennizzate maggiormente.
Canzoni
Vengono poi le canzoni sarde armoniosissime e profonde, degne di essere conosciute ed amate, anzitutto dagli italiani prima che dagli stranieri. Talune importantissime come quelle di Pasqua ad Osilo dove i canti sacri vengono eseguiti secondo il ritmo del canto sardo, altre con processioni dove la vividezza lineare dei costumi domina stupenda.
Poi vi è il paesaggio rarissimo per varietà, asprezza e mistero, dove chi ne ha la passione può effettuare mirabolanti partite di caccia.
E se al turista è anche necessaria una buona tavola dirò che in Sardegna non vi è paese che non abbia vino eccellente, basti dire la Vernaccia di Solarussa o la Malvasia di Alghero o di Bosa, o il Nuragus di Cagliari, e che dire del vino di Oliena che pare sia stato versato direttamente dal grappolo? Dovunque si può avere squisiti pesci, frutta, carni, verdure e formaggi saporiti. E come ho dovuto stizzire armi a Nuoro dove il locandiere per forza voleva offrirmi lo scempissimo formaggio svizzero, invece di quello piccante locale! Egli aveva il tesoro in casa, ma credeva che io scherzassi richiedendoglielo di preferenza, e ce ne volle per convincerlo che specie ad un forestiero è più gradita la novità del luogo che ciò che gli tocca mangiare d’abitudine. E che dire del pane sardo, bello anche come forma, simile a grandi farfalle o a fregi? E le specialità sempre attraenti come la bottarga, una specie di caviale sardo, cioè uova di muggine o di tonno seccate e pressate, e i pillonis de taccula, che sono tordi allessati e profumati con foglie di mirtillo, e il porcellino arrosto, e i dolci fatti di miele e di frutta?
Gli argomenti ci sono e importantissimi, ora ci sono anche le comunicazioni principali, sistemate comodamente, strade buone e ferrovie celerissime, ma solo tra centri principali, mancano però gli alberghi in tantissime località e manca soprattutto un’organizzazione che possa riassumere tutta l’isola in una visione completa e con un solo mezzo, così come hanno saputo fare i francesi per la Corsica (Ile de beauté) cento volte inferiore come bellezza. Qualcosa si fa durante la primavera sarda, ma cose puramente frammentarie. La Sardegna deve soprattutto venire conosciuta dagli italiani e nello stesso tempo bisogna saperla imporre agli stranieri i quali non ci biasimeranno di averli ingannati.
Più bella della Spagna
Un mio amico americano quando seppe che partivo per la Sardegna, voleva assolutamente venire con me; amici suoi venuti qui durante la guerra per ricerche minerarie se n’erano talmente innamorati che non ripartirono più: “E’ più bella della Spagna, avendo quasi lo stesso carattere”, mi disse. E se egli fosse venuto con me certamente l’avrebbe trovata tale, ma più d’una volta durante il viaggio mi sono posto il problema come egli avrebbe potuto adattarsi a dormire e mangiare dove ho dormito e mangiato io, nella assoluta impossibilità di trovare di meglio. Il problema turistico è un altro problema della Sardegna; e per i vantaggi che può dare, per nulla di secondaria importanza, tutti, sardi e forestieri, si augurano che questo problema sia preso in considerazione e risolto.
Il treno riparte verso il nord, si avvicina l’ora dell’imbarco. La sera precipita sul Campidanu, e le tenebre annientano il paesaggio che tanto tocca il cuore, bruciano le stoppie sugli arsi pendii. Il bosco nereggia. I nuraghi dominano le valli, il pastore raccoglie il suo gregge, esce dalle nubi sottile la nuova luna, scende dovunque la notte e la terra sarda libera ed aspra scompare come in una profondità marina.
Giovanni Comisso
da la Gazzetta del Popolo del 6 Gennaio 1937 con il titolo “Riepilogo sulle attrattive turistiche della Sardegna”
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