“Il silenzio di Veronika” di Mariapia De Conto
Il libro di Mariapia De Conto va a riempire uno spazio troppo a lungo lasciato vuoto dalla narrativa italiana: quello dell’interpretazione letteraria della guerra fredda nella Germania del muro. In ossequio al principio per il quale la Storia è, anzitutto, una questione privata, l’autrice sceglie di adottare il topos familiare, che le permette di indagare i mali di un’epoca – e specificatamente di una nazione – attraverso le vicende di una figlia alla ricerca della madre. Quello che ne esce fuori è un racconto di lacerazioni mai sanate, in cui l’osmosi tra dramma pubblico e vita quotidiana costituisce per il lettore una via d’accesso al proprio immaginario storico e politico. Cosa si sa di quella stagione e, soprattutto, quanto peso essa ha avuto nelle vite degli altri? Con notevole capacità evocativa De Conto prova a rispondere a questi interrogativi, e lo fa in sordina, lontano dai riflettori. Perché la buona letteratura, ancora oggi, non ha bisogno di fare rumore.