“Stefan Zweig. L’anno in cui tutto cambiò” di Raoul Precht
Stefan Zweig, scrittore viennese di origine ebraica, fu autore di memorie storiche e di splendide novelle caratterizzate da una straordinaria analisi introspettiva dei personaggi. Ebbe grande fama, fu uno degli scrittori di lingua tedesca maggiormente tradotti e conosciuti all’estero negli anni 20 e 30. Raoul Precht gli dedica una ricca e coinvolgente biografia dal titolo “Stefan Zweig. L’anno in cui tutto cambiò”. L’anno in questione è il 1935 anno cruciale per Zweig sia per la sua vita personale che professionale, è l’anno in cui in Germania vennero promulgate le “Leggi di Norimberga” comunemente conosciute come leggi razziali, che trasformarono di fatto gli Ebrei in cittadini di seconda categoria.Precht segue minuziosamente le vicende personali e professionali di Zweig, descrivendone la crisi matrimoniale, la consapevolezza della difficoltà a pubblicare in Germania e Austria, ma soprattutto l’impossibilità di continuare a vivere a Salisburgo.La scrittura chiara, sicura, elegante di Precht ci accompagna negli spostamenti di Zweig tra Vienna, Londra, Parigi, Nizza, Marienbad, New York, negli incontri con Thomas Mann, Joseph Roth, Arturo Toscanini, Sigmund Freud, ci descrive il dolore per la perdita di amici come Alan Berg e la decisione sofferta di vendere parte della sua preziosa collezione di manoscritti di Mozart, Goethe, Beethoven perché la sua posizione finanziaria iniziava a vacillare.Precht analizza con rigore e intima partecipazione quasi immedesimandosi nello scrittore il clima di quell’anno “cardine” nella vita di Zweig, che medita su di sé e sulla propria opera confrontandosi con i suoi contemporanei, incapace di opporsi alla diffusione dell’ideologia hitleriana presagendo che per gli intellettuali ebrei e in generale per tutto il mondo della cultura si preannunciava un precipitare verso l’abisso i cui i contorni si potevano soltanto intuire.
Enrichetta Cadorin