“Puoi chiamarmi Emma” di Matilde Falasca
L’ autrice ha scritto questo libro a 15 anni. Durante la noia del lockdown ha avvertito l’urgenza di “piantare la penna sulla carta“ per raccontare la vita di una adolescente. Margherita è tormentata dalla insicurezza e dai pensieri di “un non so chi” che è stato un compagno di giochi nell’infanzia ma che adesso “occupa, pesante tutto lo spazio“ senza nascondere una forte insoddisfazione. L’esigenza di scrivere si rafforza con l’espediente narrativo epistolare. Con lo pseudonimo di Emma, inizia un scambio di lettere con un ragazzo sconosciuto per condividere a specchio riflessioni e sentimenti. Volendo “vivere una vita piena, immensa” trova nel teatro la soluzione ai conflitti delle scelte esistenziali: “potrei fare l’attrice e non scegliere una cosa sola, una sola identità..”. Mostra una sensibilissima percezione delle emozioni e della realtà fisica. Non le bastano le parole italiane e ricerca con ossessione parole straniere che descrivano con efficacia sentimenti complessi (fernweh, toska, mangala etc.). Sente la vita dell’universo “ i pini robusti e sempreverdi osservano i loro opposti con una austerità… una certa invidia… l’inverno giunge a scolorire i pruni, a strappargli le vesti con aggressività”. Il romanzo si conclude identificando con Margherita il “non so chi“ finalmente soddisfatto “Questo giorno è un giorno di sole”.
Cecilia Zuppi
Racconta l’adolescenza di Margherita, diversa da quella torbida, violenta, dedita al sesso e alla droga usualmente descritta in letteratura e nei serial televisivi di successo. Il racconto è focalizzato sull’esistere nel mondo e sulle scelte esistenziali. L‘esistere avviene in un mondo ben definito animato da presenze con sensazioni e sentimenti: l’autobus “ ha gli occhi egoisti …. mi viene incontro con il fare di un amico”, il quadro “in salotto ….se ne sta silenziosamente lì, a osservarci passare distratti”, la stazione “ suda calde goccioline cariche di sentimento” , i libri “si accalcano sui tavoli …vantando il loro sapere a un ingenuo venticello..” , il tempo “i minuti mi accusavano del poco rispetto che avevo mostrato loro” , e cosi via . Il mondo definito si relaziona con un “non so chi”, una coscienza ancora indefinita che ha noia , nausea di esistere: “è un giorno di noia. La sento nel sapore rancido in bocca …” . Inconsciamente per una quindicenne, il libro richiama l’esistenzialismo di Sartre. L’esistere cerca una realizzazione nel teatro che con i suoi personaggi variegati appare la scelta più attrattiva. Un rapporto epistolare, con lo pseudonimo di Emma, con un ragazzo inizialmente sconosciuto favorisce la definizione del “non so chi“ che finalmente si identifica con Margherita e concludendo le scelte esistenziali saluta l’universo “ ciao amore mio come stai dissi sottovoce all’universo”.
Vincenzo Musumeci