“Prima dell’alba” di Paolo Malaguti
Recensioni
Non è cosa da poco scrivere un romanzo avvincente sulla Grande Guerra e Paolo Malaguti con grande abilità narrativa riesce in questo intento. Lo strattagemma che utilizza sta nell’aver intrecciato da una parte il dramma di Caporetto, raccontato attraverso le riflessioni di un veterano, il “Vecio”, voce narrante e protagonista nel raccontare la tragedia di quella guerra, i massacri, le mutilazioni, la censura nella corrispondenza con i parenti, le strategie militari assurde e spesso sbagliate, il rapporto con i superiori, la fame, i ragazzi del ‘99 e dall’altra l’indagine, che l’ispettore Ottaviano Malossi nel 1931 conduce sulla morte sospetta del generale Andrea Graziani (fatto realmente accaduto). Ed è proprio il terribile generale, autore dei più disumani e assurdi episodi, come la fucilazione dell’artigliere Alessandro Ruffini, a cui è dedicato il romanzo, colpevole di aver salutato il generale senza togliersi il sigaro dalla bocca ad essere il filo conduttore dei due racconti che si alternano in capitoli ben distinti. L’indagine di Malossi, che si ritrova con “la patata bollente” di questa strana morte e con una ancor più ambigua conclusione voluta dal regime fascista e la Grande Guerra raccontata dal Vecio.
“Prima dell’Alba” è un romanzo storico ma allo stesso tempo un romanzo giallo; scritto in una prosa asciutta mai retorica del romanzo storico che ci conduce sui campi di battaglia, ma che ha anche la tensione crescente del giallo della morte misteriosa del generale. Un romanzo intenso e drammatico.
Enrichetta Cadorin