“Mara. Una donna del Novecento” di Ritanna Armeni
Mara è una ragazza del ventennio, vive a Roma con i genitori, la sorella Anna e il fratellino Antonio, una famiglia modesta che guadagna lo stretto necessario per vivere. All’inizio della storia siamo nel 1933, Mara ha 13 anni e vive nel pieno del periodo fascista di Benito Mussolini, quello in cui la donna inizia gradualmente ad acquisire valore non solo come madre e come moglie ma anche a livello socio-politico.
Mara, appassionata di arte e scrittura e piena di sogni per il futuro, è molto amica della sua vicina di casa Nadia, fascista convinta, valorosa, patriottica, crede fermamente nel regime imposto dal Duce e la trascina con entusiasmo ad ascoltare i suoi discorsi dal balcone di piazza Venezia.
Ma l’entusiasmo che guida l’adolescenza di Mara andrà pian piano ad affievolirsi, dopo la morte del padre vivrà il periodo della guerra, della povertà, della paura, dell’imposizione tedesca, delle leggi razziali ed il periodo idilliaco del fascismo inizia a diventare soltanto un lontano ricordo.
I protagonisti di questo romanzo sono persone le cui battaglie ed ideologie hanno influenzato in maniera negativa il nostro paese ma che riflettono eventi realmente accaduti, valori e privilegi che oggi diamo per scontato ma che invece in un’epoca lontana sono stati difesi ardentemente e per cui sono state sacrificate milioni di vite.
“Mara. Una donna del Novecento” è un romanzo crudo ed essenziale, che parla delle donne nel periodo del fascismo, alternando le vicende romanzate dell’amicizia delle due giovani protagoniste, Mara e Nadia, a pagine di storia. Con una scrittura rapida e fresca, a volte incalzante, l’autrice ci offre un approfondimento sul ruolo delle donne in epoca fascista, sulla politica del lavoro, sul colonialismo italiano con tutte le sue contraddizioni, sulla guerra.
La storia inizia a Roma nel 1933, Mara e Nadia hanno 13 anni, sono grandi amiche e venerano Mussolini. Il Duce ha dato nuove speranze all’Italia, ha regalato sogni, soprattutto alle donne, considerate fino a quel momento un prolungamento dell’uomo. Improvvisamente esse sono acclamate come fondamentali per la rinascita della Patria. A loro è riconosciuto un ruolo sociale e un’importanza che mai avevano avuto fino a quel momento.
Le due ragazze vivono tutti i gradi dell’educazione fascista. Credono nel Duce nonostante trascini l’Italia in guerra e poi chieda privazioni, faccia sopportare la fame, i razionamenti, le bombe. Situazioni terribili che tuttavia non fanno mai vacillare la loro amicizia, anche quando le loro strade si dividono.
Mara è sempre più disillusa da ciò che vede, dagli atteggiamenti pavidi, dalle scelte scellerate, dal trattamento subito dagli ebrei, dallo svuotamento del ghetto. Nadia invece è fiera e condivide le scelte fatte, al punto di seguire imperterrita la sorte di Mussolini, entrando a far parte delle ausiliarie e andando incontro ad una tragica morte.
In questo suo primo romanzo, dopo aver scritto diverse biografie, la scelta di Armeni è quella di raccontare gli eventi senza esprime a priori un giudizio politico, anzi mostrando la modernità di alcune scelte sul ruolo della donna; salvo poi svelare come questa forza progressista si dimostri essere un subdolo inganno, quando a Mara non vengono riconosciute, proprio perché donna, la sua intelligenza, la cultura e le sue indubbie capacità e competenze.
Il romanzo esplora una parte di storia italiana poco conosciuta, la storia delle donne, storia che ti fa capire meglio quanta strada c’è ancora da fare.