“L’Anti-Fedro Nubicuculia Ade o la rivolta dei sapienti” di Giuseppe Turturiello
Leggendo il libro di Giuseppe Turturiello ci si rende conto che esistono modi più semplici e più accessibili per approcciare e presentare i tanto temuti temi filosofici. In questo libro e con una lingua a metà tra il moderno e il volgare l’autore ci introduce ai luoghi del mondo classico e ai suoi personaggi, che appartengono, per noi non del mestiere, a un immaginario collettivo chiuso tra le pagine dei nostri libri scolastici. Il motore che muove il narratore attraverso questi luoghi è di natura prettamente filosofica. Egli ha il compito di ripristinare un ordine morale attraverso valide argomentazioni, ordine che, a causa di personaggi come Platone e Socrate, non solo è venuto meno ma rischia di essere perpetuato senza soluzione di continuità anche nell’Isola dei Beati. Più avanti, invece, al narratore sopraggiunge un altro dubbio di tipo amletico, perché nel mondo moderno “era scomparsa ogni virtù; la nostra società era infatti priva di ogni grandezza d’animo, le idee politiche e intellettuali del nostro tempo erano lungi da ogni nobile sentire umano” (cit.) ? Anche qui, l’autore, attraverso ipotesi e congetture, giunge a ottenere ipotetiche risposte.In tutto questo “viaggiare” l’autore, lucido, logico e opportuno, dipana dissertazione che non sono altro che occasioni per esprimere il suo pensiero su argomenti che riguardano l’umanità intera. L’autore si pone delle domande che, appartenendo alla sfera esistenziale, lo spingono a riflettere e a mettersi in discussione, e lui cosa fa? Fa parlare i Grandi del passato. Per essere più precisi, con opportune citazioni, personali riflessioni e un linguaggio aulico ricco di felici e divertenti arcaicismi, che ti proiettano immediatamente nel passato, Giuseppe Turturiello parla attraverso le Loro parole e i Loro pensieri e, finalmente, trova le risposte, non una ma diverse risposte. Perché la filosofia, vuole dirci sempre l’autore, non darà mai la soluzione, fornirà piuttosto una serie di strumenti che a loro volta, attraverso esercizi di riflessione e di conseguente speculazione, apriranno nuove “porte” su “vie” dotate di una nuova luce.
Tre racconti, tre viaggi onirici nell’antichità, dove l’ironia, il piacere dissacrante e la storia si mescolano alla riflessione filosofica. Il protagonista-oratore, viene coinvolto in gustosi processi, insieme a personaggi del calibro di Platone, Socrate, Leopardi, Kant, Giordano Bruno, i Pitagorici e altre personalità illustri. Così, siamo condotti nel Foro, nella città ideale di Nubicuculia ed infine nell’Ade, dove ad attenderci c’è un’insolita guida Voltaire… I racconti filosofici di Giuseppe Turturiello sono una sfida originale per spiriti curiosi che hanno voglia d’immergersi nella storia del pensiero da una prospettiva che considera luci ed ombre dei grandi pensatori del passato con graffianti incursioni sulla società odierna.
Si deve avere affinità coi classici per imparare a scrivere da loro. Una scrittura che porta i segni della “limatura”, quella di Turturiello, della paziente e attenta ricerca della formula giusta, dell’espressione elegante. I tre racconti che propone sono infatti questo: un dialogo vivo con i classici, alla maniera dei classici. Come Dante nel quarto canto dell’Inferno, anche Turturiello – in questi tre racconti – propone, in forme diverse, una catabasi che lo porta al cospetto dei grandi del passato; lo si vede così dialogare con Luciano di Samosata, con Eschilo, con Catone e con altri. Turturiello prende il lettore sul serio, non gli concede di distrarsi: lo vuole compagno nella sua avventura fatta di processi, dibattiti, confronti. Un libro intelligente e dall’ottimo stile.
Shady dell’Amico
Almeno due, nei tre nuovi racconti filosofici di Turturiello, per un totale di circa cento scorrevoli pagine, sono le evidenti analogie al di là degli altrettanto evidenti elementi che richiamano la Commedia dantesca, ovvero la provocazione, dovuta a una mentalità giovanile e all’ispirazione al greco Luciano di Samosata, e il bisogno di idealismo, da intendersi in senso straordinariamente non tecnico per un filosofo che abbia conseguito una laurea, ma quale recupero di imprescindibili valori sentiti come perduti.Così, la funzione protrettica, il proposito primario che ha spinto l’autore a trasferirsi dalla saggistica alla narrativa, è assolta, onde smuovere con decisione, e anche con ironia, le coscienze, attraverso la creazione di due atmosfere quasi distopiche e una più utopica, ma coi suoi limiti: se nelle Isole dei Beati si tiene tra i sapienti un processo assurdo contro i filo-pederasti e nell’Ade i sapienti si ribellano al modo di giudicare le anime da parte del dio dei morti soccombendo miseramente al suo volere dittatoriale, nella città celeste di Nubicuculia i dibattiti sono più razionali, ma gravano sui sapienti sottili pregiudizi e discriminazioni, soprattutto sulle donne (anche se in realtà stereotipi su donne e filosofi sono diffusi in tutte e tre le narrazioni, al punto da far significativamente riflettere il lettore sullo status di saggi dei protagonisti).Distinto senza dubbio, a prescindere se positivamente o negativamente – dipende dal singolo fruitore -, lo stile dell’autore, basato su caratteristiche oggi poco comuni, dal periodare disteso e ampio al lessico letterario e arcaizzante, tuttavia comunque di lettura poco ostica.
Cosa può esserci di più bello, per chi ama la filosofia, di trovarsi a dialogare faccia a faccia con i più grandi filosofi del passato? Sarebbe senz’altro un sogno! In questi tre racconti questo sogno diventa realtà; infatti il protagonista, un po’ come un novello Dante, si trova inaspettatamente catapultato in un Aldilà in cui dimorano le anime di questi grandi uomini. Loro non sono affatto stupiti di vederlo, anzi, sembra che lo stiano aspettando. Cosa fanno? Cosa li preoccupa? Cosa pensano dell’umanità attuale? Questi racconti filosofici non sono solo una lettura piacevole, ma anche un’occasione per riflettere su temi morali e spirituali che riguardano i nostri tempi e che emergono con forza confrontando presente e passato.
Elisa Rosso