Recensioni a “La vita di chi resta” di Matteo B. Bianchi

La vita di chi resta” di Matteo B. Bianchi

Quando non è un privilegio restare vivi, portare la zavorra di sensi di colpa, assemblare frammenti di ricordi e frugare tra le pieghe di un dolore immenso, scomposto e travolgente, mentre intorno nulla lenisce, bensì sparge sale con consigli stereotipati, è allora che arriva la scrittura salvifica. Una scrittura che si fa specchio di questo dolore sordo e solitario, e perciò ondeggia tra ritmi celeri e lenti, tra fughe, flashback, interrogativi e retrospettive. S. si suicida a casa del suo ex. Punisce così chi lo ha amato di più? S. diventa sigla del tormento, occasione di scavo, infine sigillo di un amore che fa rima con abbandono come fiducia. Nessuno può sopravvivere se continua a scappare dalle radici del dolore. E Bianchi ci conduce con lui per la tortuosa strada della resurrezione, senza sconti, arzigogoli e falsità.
Graziella Branca

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