“Il risolutore” di Pier Paolo Giannubilo
Una vita in cut-up, quella di Gian Ruggero Manzoni, personaggio nell’essenza Avant-Pop che in un percorso esistenziale delirante adotta come unica contromossa possibile la completa immersione nella schizofrenia del reale. Processo a cui giunge tramite metamorfosi mitridatizzante che sopisce qualsiasi dubbio etico, in perfetto stile Dexter Morgan. La catabasi di Gian Ruggero attraversa vividamente le ultime decadi della storia recente, seguendo lo schema mitico apocalisse/palingenesi rivelatore di un’escatologia salvifica sottesa all’intera opera, che ne è mossa nell’intento. “Il risolutore” ci offre, in verità, una doppia biografia in cui l’autore si specchia in un protagonista così diverso eppure tanto simile, quasi da far trasparire in lui la sua nemesi. In questo samadhi letterario raggiunto tramite crasi di un’ endiadi biografica, si fanno spazio ampie digressioni in cui la biofiction sconfina nella saga familiare, a regalarci uno spaccato di una delle più illustri famiglie della storia d’Italia: i Manzoni. Giannubilo, scrittore punk nello spleen che origina il romanzo e nel disvelamento di alcune dinamiche di potere/contropotere, adotta una scrittura cerebrale multiforme rivelatrice della profondità di un romanziere che sa rendere il classico postmoderno.