“Il narratore di Verità” di Tiziana D’Oppido
Recensioni
Il Narratore di verità di Tiziana D’Oppido è atterrato in questa remota valle celtica in un pomeriggio di pioggia. Impaziente, lo libero dall’ingombro Amazon, ne accarezzo con emozione le pagine e mi lascio trasportare in un’altra valle, la Val Brodima, dove due imprenditori italiani avidi e senza scrupoli spadroneggiano con inaudita tracotanza. Arsenio Pantone, produttore di fuochi d’artificio e Gildo Blumenthal, allevatore di quaglie per la catena alimentare, si odiano apertamente e pur di raggiungere i propri fini loschi non esitano a calpestare la legge e strumentalizzare abitanti, ambiente e le reciproche famiglie. Il racconto raggiunge il suo apice quando i rispettivi figli si incontrano: Sara Pantone, viaggiatrice di fantasia, e Lucio Blumenthal, viaggiatore di mestiere, i.e. il narratore di verità. Il libro si presenta come un romanzo giallo con trama intrigante e complessa che tipicamente implica crimini, segreti, spionaggio e un mystery da risolvere. Il lettore è attivo, costantemente impegnato nel gioco di ricollegare gli indizi sparsi sapientemente tra le righe, a inferire dal metalinguaggio e rimettere insieme i tasselli narrativi di un thriller infinito, esattamente come l’enorme puzzle in cartone che Sara cerca ostinatamente di completare. La suspense ti tiene incollato fino alla fine. In un mondo sommerso dalle menzogne, Lucio – narratore di verità – ha il compito arduo di trovare la purezza sotto una coltre di inganni e fandonie. Ma la forza del romanzo sta soprattutto nel linguaggio originale e innovativo, nella ricerca quasi maniacale del vocabolo con neologismi (lumacare, spanteganare, donnamamma…) e metafore inconsuete che rivelano lo stile pionieristico dell’autrice.
Laura M Walker