“Il moro della cima” di Paolo Malaguti
Dopo aver letto Il moro della cima di Paolo Malaguti (Einaudi Editore), non riuscirò più ad alzare gli occhi verso il Monte Grappa e guardarlo allo stesso modo. La scrittura, coinvolgente e appassionante fin dalle prime pagine, ti accompagna dentro una bolla spazio-temporale che inizia nel 1882 e termina nel 1951 con la morte del suo protagonista, il Moro. Ma in realtà trovo che il vero protagonista del racconto sia la montagna, quella cima che all’inizio della storia era da tutti conosciuta come La Grapa, una montagna femmina, materna, allo stesso tempo avvolgente e misteriosa. Quando scoppia la prima guerra mondiale succede lo scempio: la sua maestosa bellezza viene violata, il corpo scavato e devastato, la roccia frantumata, la cima spuntata e il silenzio solenne dei suoi boschi sostituito dal frastuono delle granate. Nel periodo fascista che segue, la Grapa diventa il Monte sacro alla Patria, simbolo di vittoria e di sacrificio umano. È allora che la montagna si tramuta da La Grapa a Il Grappa, metafora di potenza maschile e forza autoritaria. La sua trasformazione è raccontata attraverso gli occhi del Moro, un personaggio realmente esistito che si adatta suo malgrado alla storia ma senza mai realmente subirla. Ho trovato Il Moro della Cima un libro affascinante, commovente e, come pochi, con un’anima. Imperdibile.
Laura M Walker