“Icarus. Ascesa e caduta di Raul Gardini” di Matteo Cavezzali
Come spiega il sottotitolo, il libro racconta l’ascesa e la caduta di Raul Gardini, attraverso un attento lavoro di ricostruzione storica dal basso, utilizzando materiali documentali relativi alle vicende delle persone coinvolte, come pure attinenti ai ricordi dell’autore stesso e vincendo la sfida della chiusura del cerchio nel finale. Il lavoro di Cavezzali non si è però limitato alla descrizione della controversa vicenda giudiziaria, pur avendola inquadrata nelle sue complesse sfaccettature. Il valore aggiunto non può che essere quello dell’atmosfera in cui ci si trova immersi durante la lettura: calda, leggera e rarefatta all’inizio, si fa nebbiosa e sempre più densa e opaca via via, per giungere nel culmine a farci sfiorare la mano gelida della morte. In questa quasi tangibile atmosfera si muovono le vicende famigliari e professionali di Gardini, nonché alcuni illuminanti tratti della sua città, della politica, degli affari e dei poteri più o meno intrecciati tra loro.
Lo scopo del libro, quello di mostrare nella sua opprimente realtà la contiguità del bene e del male, è raggiunto in pieno. Il gusto estetico sfiora e affianca la poesia, per giungere al saggio storico-biografico, attraversando con disinvoltura la meta narrazione. Nell’intreccio di queste componenti, si rivelano nell’autore una profondità di pensiero e una maturità di stile che fondono, quasi con umile noncuranza, modernismo e sensibilità romantica. Un testo da non perdere.
Erano le 7:10 della mattina del 23 luglio 1993 quando la domestica, secondo la sua testimonianza resa alla polizia investigativa, da dietro la porta sente per l’ultima volta la voce di Gardini, di lì a breve il maggiordomo, agitatissimo, le intima di non entrare nella stanza del padrone. Alle 9:00 arriva l’ambulanza e alle 10:00 quando arriva la polizia nella camera di Gardini non c’è più niente. Il corpo è scomparso anche le lenzuola del letto, ci sono soltanto un materasso intriso di sangue e una pistola senza impronte a cui mancano due proiettili. Quella mattina Gardini avrebbe dovuto testimoniare a Di Pietro e al pool di Mani Pulite sul più grave scandalo di corruzione mai avvenuto, fino ad allora, in Italia: “la madre di tutte le tangenti”, al centro di Tangentopoli.
Intrigante, avvincente e ben scritta questa storia un po’ autobiografica, un po’ biografica, un po’ indagine giornalistica e allo stesso tempo misteriosa. Ciò che avvince nella narrazione è l’intersecarsi continuo tra le vicende personali dell’autore, che all’epoca della morte di Gardini aveva 10 anni, la vita e l’imprenditorialità visionaria di Gardini e la città di Ravenna divenuta grazie ai Ferruzzi-Gardini nuovamente capitale. Cavezzali cerca di “unire” gli indizi e le contraddizioni di un caso (la morte di Gardini) ancora avvolto nel mistero, e trasmette la sua passione per la ricerca della verità in questa storia con ancora troppi lati oscuri. Si rimane impotenti, vorremmo sapere di più, ma per ora non ci è dato sapere, nonostante la riapertura delle indagini nel 2006. Bella lettura, appassionante, dove storia, giornalismo e mistero si miscelano in un labirinto di straordinarie vicende.