“E tu splendi” di Giuseppe Catozzella
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Pietro è ragazzino undicenne con i pregi e i difetti di quell’età, è rimasto orfano della madre e il padre, rimasto senza lavoro, lo spedisce assieme alla sorella Nina da Milano, dove era emigrato per cercare lavoro, nella natia Arigliana, piccolo paese lucano, per passare l’estate insieme ai nonni. Pietro ama il paese dei nonni si sente, però, “sempre nel posto sbagliato”: meridionale e invasore a Milano, settentrionale ad Arigliana, inoltre il dolore per la perdita della madre, con la quale continua a parlare, è una ferita profonda che lacera la sua giovane anima.
Una sera, si intrufola nella Torre Normanna del paese dove incontra degli stranieri e tra questi un ragazzino più o meno della sua età, Josh. Attraverso la voce di Pietro, Catozzella ci descritte la paura, il disprezzo, il rifiuto iniziale provati dalla piccola comunità nei confronti dei nuovi arrivati; ma lentamente una parte della popolazione guidata dal nonno di Pietro inizia a conoscere e rispettare gli stranieri, mentre l’altra parte continua a considerarli dei nemici, li incolpa per il peggioramento delle condizioni di lavoro, li rende facili bersagli per mascherare invece lo sfruttamento, il caporalato, la corruzione, la povertà, dove l’egoismo e la prepotenza sul più debole spesso vince. Quell’estate diventa per Pietro un momento di passaggio, di maturazione e di formazione, guidato dalle parole della madre: “Ricordati: la paura è una bugia” impara ad affrontare la vita. Romanzo molto bello, scritto in una prosa chiara e semplice, ma mai banale, è un invito ad allargare gli orizzonti mentali e ad andare oltre i pregiudizi.
Enrichetta Cadorin