“Consolazione” di Michele Orti Manara
Ciò che distingue Roccasa, il luogo in cui è ambientato “Consolazione”, è la mancanza di un confine netto e distinguibile fra le creature portatrici del Bene e del Male. Tutte le creature, poiché tutto si mescola misteriosamente fra violenza inaudita e purissimo affetto.
Fino a che punto si è plasmati dal luogo in cui si è nati e dal ruolo che ci dicono essere destinato a noi? Fino a che punto Nives e Teresa, madre e figlia protagoniste, potranno esercitare il libero arbitrio e scegliere un finale diverso da quello che a Roccasa dicono sia già scritto, ma nessuno sa dove?
Michele Orti Manara conduce il lettore lungo un crinale ancestrale, fatto più di domande che di risposte, un crinale che non lascia tracce scritte.
E proprio per aver scritto una storia invisibile, attraverso differenti stratificazioni narrative, l’autore ci consegna una provocazione. Non è possibile sottrarsi a “Consolazione”, poiché spaesamento e stordimento, alla fine, lasciano il lettore ammaliato da ciò che non ha né dovrà mai avere spiegazione razionale.
Annarosa Tonin