Per un altro verso. Una selezione di traduzioni poetiche

Per un altro verso. Una selezione di traduzioni poetiche

Esistono svariate ragioni per cui ciò che è dolce deve essere anche amaro. Tra i due sapori intercorrono svariate relazioni. I poeti hanno risolto la questione in tanti modi“.
[Anne Carson, Eros il dolceamaro, trad. di Patrizio Ceccagnoli, Utopia 2021]

Forse la conoscenza è solo una traduzione di un negativo in positivo?
La raffigurazione ricorrente dello sviluppare nella mente l’immagine di ciò che ci ha colpito, trasformando l’esperienza in pura contemplazione, attraversa tutta la cultura.
Credo sia questo ciò che ha voluto suggerire Anne Carson nel suo ultimo saggio, Eros il dolceamaro, magistralmente tradotto da Patrizio Ceccagnoli.
Non trovo niente di più consono per descrivere anche l’esperienza, sfuggente, della traduzione.
Ho chiesto ad alcuni amici, che qui ringrazio, di donarmi una loro traduzione a scelta, edita o inedita, per l’Associazione Amici di Giovanni Comisso, senza specificare un tema di base, ma contando sul fatto che ognuno di loro mi avrebbe mandato qualcosa a cui teneva; su questi testi ho poi tessuto un personale tragitto di lettura e commento, dando una successione a tratti analogica degli argomenti; ne è risultato un insieme che si agglutina attorno a dei nuclei precisi, che di volta in volta vengono esplicitati in questa introduzione.

Apre la selezione la traduzione inedita di FILIPPO TUENA della poesia Dar nome ai gatti di T. S. ELIOT (Saint Louis, Missouri, 1888 – Londra, Regno Unito, 1965), che è tratta dal Libro dei gatti tuttofare (Old Possum’s Book of Practical Cats, Faber and Faber 1939), scritto con lo pseudonimo di Old Possum; la poesia gioca sull’ineffabile sacralità felina e la correlata sapienza nel darsi e dare un nome proprio alle cose, e in questo caso il traduttore è bravissimo nel giocare sulla traduzione del bisticcio di parole nel finale della poesia.

Di LULJETA LLESHANAKU (Elbasan, Albania, 1968), unanimemente considerata tra i maggiori poeti albanesi in attività e già molto nota nei Paesi anglosassoni, viene qui tradotta da JULIAN ZHARA la poesia All’alba del primo gennaio, tratta da Poezi të zgjedhura, Onufri 2020 (inedito in Italia); in essa, come nei testi di Simic e Atwood, all’occhio vigile del poeta spetta di riconoscere ciò che gli altri non vedono “là fuori”: quel lato oscuro e maligno della realtà, quel mostruoso caos strisciante del tempo e delle epoche storiche, che si incarna nell’immagine biblica del Leviatano, non senza ammiccare alle rovine ai piedi dell’Angelus Novus. Insomma: la storia come spostamento di rovine.

Trilce (1922) di CÉSAR VALLEJO (Santiago de Chuco, Perù 1892 – Parigi, Francia, 1938), tradotto per la prima volta in Italia per i tipi di ArgoLibri da LORENZO MARI, è un testo enigmatico e viscerale composto da 77 testi poetici che si intrecciano tra loro formando un grande labirinto che sintetizza la cultura ispanoamericana di inizio Novecento; in essi ogni parola deve sopportare la tensione di una nuova riformulazione semantica (un po’ come accade negli enigmatici testi di Paul Celan), in modo che alla fine la parola stessa si pone come rifondatrice del mondo: ne è un chiaro esempio il testo VIII, dove il tempo storico sembra accartocciarsi su sé stesso.

Quando nel 1960 PAUL CELAN (Cernau?i, Romania, 1920 – Parigi, Francia, 1970) vinse il prestigioso Premio Büchner, Mondadori avviò una trattativa per la pubblicazione di un’antologia delle sue opere, che per vari motivi non andò in porto. DARIO BORSO non solo ha tradotto quell’antologia progettata (Nottetempo 2021), ma ha ricostruito con dovizia filologica tutte le vicende editoriali nel volume Paul Celan. Storia e critica di una ricezione (Prospero 2020), da cui è tratta la poesia qui tradotta, Così sei dunque diventata, mescola tonalità espressioniste al consueto candore geometrico della lingua celaniana, creando un sommovimento dei piani semantici molto simile al precedente testo di Vallejo: corpo, tempo e paesaggio si passano il testimone di un amore che ha la forma dell’illusione e dell’oblio.

Il problema della conoscenza/creazione del reale mediante la formulazione linguistica in maniera diversa è al centro anche del testo di “prosa in prosa” di NATHALIE QUINTANE (Parigi, Francia, 1964), sodale del compianto Christophe Tarkos, da Pomodori (Tic Edizioni – UltraChapBooks 2021) nella traduzione di MICHELE ZAFFARANO, che aveva già tradotto Stand up; come si vede da questa reiterata ricerca sulla consistenza del “fascismo”, le dimensioni politica, etica, storica, privata vengono indagate con una problematica ed orizzontale ironia, senza stabilire un punto di arrivo, ma stendendo una pavimentazione di segni linguistici sulla quale procedere.

Libro straniero dell’anno 2021 nella ‘Classifica di Qualità’ de “L’indiscreto”, Dire tutto alle case di THIERRY METZ (Parigi, Francia, 1956 – Cadillac, Francia, 1997) è stato pubblicato da Interno Poesia nella traduzione di MIA LECOMTE, che così scrive nella prefazione: “Inchiostro, poesia delle mani… un legame profondamente manuale regge la poetica delle case e dei libri che Metz edifica con gesti elementari e parole esatte, uniche, precipitato di sudore e silenzio”. La percezione tragica della vita (Metz, poeta autodidatta, morirà suicida), viene tradotta in una visione linguistica chiara ma con immagini di drammatica e silenziosa potenza, come si legge nella poesia qui riportata, dove la dimensione esistenziale dell’essere poeta viene messa in luce nella sua contraddittoria realtà.

Anche a JUAN ARABIA (Buenos Aires, Argentina, 1983) interessa indagare lo statuto dell’essere poeta. Il testo qui tradotto da MATTIA TARANTINO fa parte del libro Verso Carcassonne (Raffaelli 2021); anche in questa poesia, come in altri testi già letti qui, appaiono i bagliori di un “futuro incerto”, intravisto dallo sguardo sghembo del poeta, maestro di una memoria che ha imparato come un copiano teatrale, e tuttavia anche contraddittoriamente dicitore del vero, produttore del bello, imitatore del naturale.

Un vero e proprio evento letterario la prima traduzione italiana dell’unico libro di poesia della scrittrice e poetessa ILSE AICHINGER (Vienna, Austria, 1921 – 2016), ad opera di GIUSI DRAGO (Consiglio gratuito, Ibis-Finis Terrae 2021), già traduttrice, tra gli altri, di Jung, Meyrink, Rilke, Walser; uscito in Austria nel 1978, il libro è stato subito considerato uno dei vertici della poesia tedesca del Secondo dopoguerra. Scritto con un linguaggio in apparenza facile, ma che rivela a una lettura più approfondita tutte le crepe e la violenza della realtà, Consiglio gratuito dispensa moniti etici e conoscitivi in un contesto che mostra piccole onde di distorsione, le quali non si capisce se sono proprie della realtà quotidiana rappresentata, oppure se sono prodotte dall’onda d’urto della lingua che le rappresenta.

L’America profonda che appare nella poesia The Weary Blues di LANGSTON HUGHES (Joplin, Missouri, 1901 – New York City, 1967), poeta fondamentale per la storia della poesia americana come per la storia della poesia della comunità afroamericana, in corso di traduzione per la prima volta in Italia a opera di ALESSANDRO JACOPO BRUSA (e di futura pubblicazione per i tipi di Marco Saya Editore, nella pregevole collana ‘La costante di Fidia’ diretta da Sonia Caporossi), si concretizza mediante il ritmo musicale, blues, delle parole: anche qui viene ritratta una scena della quotidianità, in una grande metropoli, ma ciò che conta non è lo scarto linguistico, quanto l’adesione formale alla scena rappresentata. Nella triste melodia del blues cantato e suonato dal negro ai lati della strada risuonano tutte le battaglie dell’‘American Civil Rights Movement’ negli Stati Uniti, incarnate anche da questo grande poeta, massimo esponente della ‘Harlem Renaissance’.

Un’altra America, che affronta problematiche diverse ma sempre inerenti all’identità, appare nelle recenti traduzioni di ROSARIA LO RUSSO, che quest’anno è tornata a tradurre la sua ANNE SEXTON (Newton, Massachusetts, 1928 – Weston, Massachusetts, 1974), poetessa confessionale tormenta e lucidissima, alla quale lo psicanalista aveva suggerito, durante una seduta, di tradurre in forma poetica il suo bipolarismo, con gli esiti successivi, altissimi, che tutti conosciamo. Il libro della follia (La nave di Teseo 2021), originariamente The Book of Folly (1972) è tutto incentrato sugli opposti della brutalità della realtà, anche corporale, e allo stesso tempo sulla delicatezza di condizioni come la maternità, anche se, come si vede nella poesia Madre e figlia, la teatralizzazione della morte di sé stessa-madre, impietosamente ritratta di fronte alla figlia, nel suo decadimento fisico e mentale, mette in luce la radice malata del rapporto madrefigliare.

L’amore è conoscenza? CARMEN GALLO ha tradotto quest’anno The Waste Land di T. S. Eliot (La terra devastata, Il Saggiatore 2021), ma, memore dei suoi importanti studi sui poeti metafisici inglesi, come Il corpo trasfigurato. Figure del sacro in John Donne (Enzo Albano Editore 2009) e L’altra natura. Eucarestia e poesia nel primo Seicento inglese (ETS 2018), le ho chiesto una traduzione inedita di una poesia di JOHN DONNE (Londra, Regno Unito, 1572 – 1631); il Sonetto sacro 14 richiama la tonalità petrarchesca del pentimento per i passati errori, ma nella declinazione del rimpianto per avere sofferto invano le pene amorose, rimpianto rincarato dalla percezione che il consuntivo del dolore provato invano non può che essere un altro vuoto dolore.

Una luce crepuscolare, se non proprio funerea, illumina questa poesia amorosa di THOMAS HARDY (Upper Bockhampton, Regno Unito, 1840 – Dorchester, Regno Unito, 1928), tratta dalla prima antologia completa mai pubblicata in Italia, L’orologio degli anni. Poesie 1857-1928, curata da EDOARDO ZUCCATO per i tipi di Elliot (2022). Autore di un migliaio di testi poetici sui temi più svariati, da quelli grandi come il Titanic a quelli minuti come i personaggi del suo “Wessex”, Hardy dedica questa poesia a una figura femminile a cui, come in uno specchio, si sovrappongono altre immagini, assieme realistiche e metaforiche (donne/Muse), in un tragitto che porta l’ironia a scontrarsi con il sudario del tempo fuggito.

Di un amore tormentato e difficile parla invece IDEA VILARIÑO (Montevideo, Uruguay, 1920 – 2009) –componente di spicco della cosiddetta Generación del 45, assieme a Mario Benedetti, Ida Vitale e Juan Carlos Onetti –, nella sua poesia Ciò che provo per te è così difficile, presente nel volume Di rose che si aprono nell’acqua, Bompiani – CapoVersi 2021, volume che raccoglie, tradotte da LAURA PUGNO, una selezione della sua opera poetica. Come ha scritto Maria Borio, “amore, morte e solitudine sono le fondamenta del suo manifesto poetico. I suoi versi sono disillusi e concreti. Non lasciano spazio ad altri interlocutori [se non l’io e il noi], che incessantemente dialogano e si scontrano”.

Lo statunitense CHARLES SIMIC (Belgrado, Serbia, 1938), già Premio Pulitzer e Premio Wallace Stevens, affronta come sempre a viso aperto il disincanto della realtà, similmente a Margaret Atwood, e nella sua recente raccolta Come Closer and Listen (2019), tradotta nel 2021 per Tlon da DAMIANI ABENI e MOIRA EGAN, se possibile questo disincanto viene teso al massimo: questo fatto dovuto è anche al dato anagrafico della vecchiaia del poeta, ma certo le analogie sono diventate iperboliche, come nella poesia O immenso cielo stellato, tali che anche la caduta delle illusioni lo diventa di conseguenza.

MARGARET ATWOOD (Ottawa, Canada, 1939) non ha bisogno di presentazioni, ovviamente; negli ultimi anni sono uscite in Italia varie traduzioni dei suoi libri di poesia, tra le quali degne di nota sono le due bellissime fatte da RENATA MORRESI per Ponte alle Grazie: Brevi scene di lupi. Poesie scelte 1966-2020 (2020) e Moltissimo (2021); da quest’ultima raccolta è tratta la poesia Se non ci fosse il vuoto, dove la consueta e corrosiva capacità di visione del reale trascende verso uno spazio da “terzo paesaggio zen”, l’unico che paradossalmente permetta, nel suo porsi ormai frusto, la possibilità di una narrazione, il tessere “una trama”.

L’indiana TISHANI DOSHI (Madras, India, 1975), poetessa, giornalista e danzatrice, il cui primo libro Countries of the Body (2006) è risultato vincitore del Forward Prize, è autrice di varie raccolte finaliste in vari importanti premi, ed è nota in Italia come scrittrice (nel 2010 è uscito per Feltrinelli il suo primo romanzo, Il piacere non può aspettare). ANDREA SIROTTI sta curando per Interno Poesia la traduzione italiana della sua ultima raccolta, A god at the door (Copper Canyon Press 2022), Un dio alla porta, che uscirà nei primi mesi del 2022. Nel testo Omaggio al quadrato la poetessa tesse una complessa dialettica tra rappresentazione e cosa in sé, tra conoscenza umana e generoso donarsi della realtà, che trascende qualsiasi formulazione umana. Per certi aspetti, siamo agli antipodi della datità squadernata da Atwood.

LAURA LIBERALE indossa qui le sue consuete vesti di indologa e traduce in anteprima i passi finali di una delle sezioni delle Upaniṣad, ossia Laghusaṃnyāsa-upaniṣad, testo incentrato sulla Rinuncia, che approfondisce i temi complessivi di questo importante testo sacro indiano: l’identità con l’assoluto, la negazione di una conoscenza sensibile e l’indicazione del percorso di salvezza. In particolare, questi versi finali propongono il coronamento del tragitto della rinuncia nello stadio di “assoluta coscienza”, dove si è uno con l’universale, e non è azzardato leggere tra le righe la stessa esperienza spirituale che una giovane donna dell’Ottocento visse tra le quattro mura di una stanza: Emily Dickinson.

BENEDETTA CENTOVALLI ha donato le traduzioni inedite di due poesie di EMILY DICKINSON (Amherst, Massachusetts, 1830 – 1886): entrambe non hanno bisogno di presentazioni. Basti qui citare quello che Centovalli scrive riguardo all’intraducibilità della lingua della poesia di Dickinson, nel suo recente volume Nella stanza di Emily (Mattioli 1885, 2020): “Mi sono scontrata con la difficoltà di tradurre i suoi versi e le sue lettere (…). Dickinson non scrive in inglese ma nella lingua assoluta della poesia. E di questo lei era consapevole. Lei ha scavato dentro le parole fino alla loro radice e ha saputo costruire i propri versi come stesse inventando una nuova lingua. Ha lavorato tutta la vita ad asciugare, pulire, centrare l’obiettivo del senso multiplo e allo stesso tempo esatto di un termine. Ma quella lingua era la lenta costruzione di una oltranza dove il gioco dei contrari apriva a una visione aumentata e potenziata della realtà e della sua invenzione”.
Giovanna Frene
(Pieve del Grappa, Febbraio 2022)

INDICE
FILIPPO TUENA traduce T.S. ELIOT 16
JULIAN ZHARA traduce LULJETA LLESHANAKU 20
LORENZO MARI traduce CÉSAR VALLEJO 22
DARIO BORSO traduce PAUL CELAN 24
MICHELE ZAFFARANO traduce NATHALIE QUINTANE 26
MIA LECOMTE traduce THIERRY METZ 28
MATTIA TARANTINO traduce JUAN ARABIA 30
GIUSI DRAGO traduce ILSE AICHINGER 32
ALESSANDRO JACOPO BRUSA traduce LANGSTON HUGHES 34
ROSARIA LO RUSSO traduce ANNE SEXTON 38
CARMEN GALLO traduce JOHN DONNE 42
EDOARDO ZUCCATO traduce THOMAS HARDY 44
LAURA PUGNO traduce IDEA VILARIÑO 46
DAMIANO ABENI e MOIRA EGAN traducono CHARLES SIMIC 48
RENATA MORRESI traduce MARGARET ATWOOD 50
ANDREA SIROTTI traduce TISHANI DOSHI 54
LAURA LIBERALE traduce da Laghusaṃ nyāsa-upaniṣad 58
BENEDETTA CENTOVALLI traduce EMILY DICKINSON 60

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