Cristina De Stefano è giornalista e scrittrice. Vive e lavora a Parigi come scout letterario. E’ stata finalista al Premio Comisso nella sezione biografica con ‘Scandalose.
Vite di donne libere edito da Rizzoli. Un’agile raccolta di esistenze di donne che hanno vissuto fuori delle convenzioni.
Chiediamo all’autrice da dove nasce l’idea di questo libro?
“L’idea è nata una sera durante una visita in Italia. In una località di mare osservavo una dimostrazione di Zumba, con gli istruttori che invitavano i passanti a unirsi a loro. Dopo una mezz’ora c’erano decine di donne di tutte le età- me compresa ovviamente – che si dimenavano a suon di musica, ridendo, mentre gli uomini, un po’ imbarazzati, guardavano dai lati della piazza, con il gelato in mano. Ecco le baccanti, mi sono detta . Per questo le società tradizionali da millenni cercano di controllare le donne. Siamo un’energia dirompente. Facciamo paura. E’ emersa questa parola: scandalose. Poi il resto e’ venuto da sé. Dopotutto ho sempre scritto vite di donne, è la mia passione.”
Ha conosciuto personalmente alcune delle ‘donne libere’ di cui scrive?
“No nessuna. Per scelta scrivo sempre di persone che non ci sono più. Cosi mi sento più libera. Dopo tutto un biografo in parte reinventa i personaggi che racconta”.
In quale delle sue donne libere si riconosce?
“In Pearl S. Buck – la grande scrittrice americana nata e vissuta in Cina, premio Nobel per la letteratura – per la capacità di tenere insieme tutto, il lavoro, l’impegno sociale, e una grande famiglia.
In Niki de Saint Phalle – la straordinaria scultrice delle Nanas – per la forza di trasformare un trauma in una leva che la portasse più in alto. Credo che questi siano i segreti più importanti per vivere bene. Volere tutto, senza rinunciare a niente, né alla realizzazione né all’amore e credere di poter trasformare ogni cosa, anche quelle dolorose, in quella narrazione che é la propria vita.”
Che significa ‘libertà’ per una donna?
“Liberta’ per me significa realizzazione di se’. Ci vuole molta forza per capire chi si é, e ancora di più per essere chi si é.”
Coincide necessariamente con assenza di legami famigliari o con una attività artistica?
“Le donne del mio libro hanno tutte – chi con facile intuito, chi lottando tutta la vita, chi con grazia, chi con rabbia – cercato di essere libere, cioè di essere se stesse. I legami familiari potevano essere gabbie, e allora le hanno aperte, ma in molti casi sono stati elementi di forza. Ci sono anche delle meravigliose storie d’amore nel mio libro. Coppie riuscite, lunghi legami, vere affinità.”
Secondo lei oggi per una donna è più facile essere libera?
“In Occidente di sicuro sì, il futuro è delle donne, ma non dobbiamo dimenticare che l’Occidente é un’isola in un mondo ancora difficile per le donne: mai abbassare la guardia.”