Vanno i pellegrini col cestino tenuto appeso a un bastone sulla spalla, tra il verde fresco della campagna lombarda, picchiettata dai mucchi neri di letame in attesa dell’aratura. Vengono a piedi da lontano verso il Santuario della Madonna di Caravaggio, come gli antichi Romei. Vecchi arsi e sdentati camminano a passo di marcia come vecchi soldati veterani di guerre lontane in attesa che spunti sull’orizzonte verde l’alta cupola del Santuario.
Fu il 26 maggio del 1432 che a Giannetta, figlia Di Pietro de’ Vacchi, avvenne l’apparizione. Ella, giovane di trent’anni, aveva un marito violento e trovava conforto nella preghiera alle sue amarezze. Verso il tramonto di quel giorno mentre cercava nell’arido prato mazzolengo qualche ciuffo d’erba per la sua misera stalla, d’improvviso vide un albero secco che si metteva a rinverdire e ai suoi piedi si aperse una limpida sorgente. Nello stesso momento intese una voce che le annunciava prossima la pace tra la Repubblica di Venezia e il duca Filippo Mario Visconti, signore di Milano, e il ritorno dei greci all’unità della chiesa romana.
Questa è la storia del miracolo e da allora quell’acqua sorgiva è stata fonte di risanazione per infiniti infermi.
Ancora oggi convengono a questo santuario migliaia di pellegrini doloranti nella carne e nello spirito i quali bevono l’acqua sorgente o immergono gli arti infermi nella speranza di risanarli. Vengono dalle regioni più lontane con ogni mezzo a piedi, iniziando il viaggio alcuni giorni prima, o con grandi corriere, e si accampano nei vasti cortili circondati da ariosi porticati alle cui pareti scrivono i loro nomi che si infittiscono con gli anni.
Alla vigilia della festa si trova dovunque una grande precisa tranquillità che dimostra un’organizzazione meticolosa e secolare.
Nell’ospizio che attende gli infermi tutto è predisposto con cura e i pani benedetti sono già pronti. Attorno al Santuario, le bancherelle sono copiosamente rifornite di immagini, di medagliette, di ceri dipinti per la folla dei pellegrini, e si sono aggiornate ai tempi nuovi offrendo anche piccole televisioni di celluloide, che a ogni scatto danno la visione dei momenti e dei luoghi dell’apparizione.
Arrivando alla città di Caravaggio i tempi nuovi e il momento attuale accolgono con meraviglia con un altoparlante che, invece di trasmettere sacri inni, trasmette il canto dell’Internazionale:
“Su fratelli, su compagni, la nostra libera bandiera è del sol dell’avvenire”.
Poi annuncia per la sera un comizio comunista per le elezioni imminenti. In fine prosegue con allegre canzonette mondane che riempiono di un chiasso inatteso la piazzetta lombarda.
Tuttavia questo motivo dell’apparizione di un albero secco, che rinverdisce d’improvviso davanti una povera contadina con l’annunzio di una pace umana, trova conferma col rinverdire di tutta la campagna alle piogge primaverili e alla sempre eterna attesa di una pace tra i popoli.
Giovanni Comisso
da Il Giorno del 29/05/1956
Immagine in evidenza: Caravaggio – Fonte sul piazzale del Santuario (foto di Geobia, Wikimedia Commons)