Ricordo di Spiro Dalla Porta Xydias
Scrivo storie, mi occupo dell’azione dei personaggi dentro un mondo che mi sembra di conoscere bene perché ci sono nato e ci vivo: la montagna del ‘900 e dei giorni nostri. Come molti racconto di ciò che m’inquieta e mi esalta, di ciò che è stato fatto e di quanto rimane da fare. Di solito, quando ho finito un romanzo o un racconto, ho imparato qualcosa.
Solo di una cosa ho sempre subito la fascinazione senza mai capirne il motivo profondo: la frontiera americana. C’era qualcosa che secondo me univa il cowboy del West con il contadino di montagna, ma non sapevo esattamente cosa. Le pistole? I cavalli? I canyon? Non era questo. Ho provato a pensare che forse l’utilizzo di tutte le parti del maiale, macellato nei cortili della mia infanzia, somigliava all’ uso totale che facevano gli indiani del bisonte: ma era solo una forzatura.
Finché un giorno ho conosciuto Spiro Dalla Porta Xydias alpinista, scrittore, giornalista, presidente del GISM (Gruppo Italiano Scrittori Montagna). Ero al festival “Tra le rocce e il cielo” a Vallarsa (Trento), qualche anno fa, ed è lì che ci siamo stretti la mano dopo che l’amico Andrea Nicolussi Golo (anche lui scrittore) ci ha presentato.
Quel giorno Spiro, sotto la tenda che ci riparava dal sole, presentava il suo ultimo libro La divina montagna (I Licheni, Vivalda Editori, 2013) e mentre ascoltavo le sue parole quiete ma decise, ispirate ma gentili si è aperto qualcosa in me, una porta su un’evidenza che non avevo colto fino a quel momento.
“La montagna è l’ultima frontiera, l’ultimo territorio libero, non antropizzato perché le condizioni di vita per l’essere umano sono al limite della sopravvivenza: non ci sono paesi, strade, case, energia, telefoni, istituzione e in un ambiente come questo l’uomo non ha mai potuto vivere a lungo. L’uomo nella sua corsa modernizzatrice e trasformatrice ha conquistato il globo ma non è riuscito a piegare la montagna, a renderla un giardinetto comodo e al suo servizio.”
La memoria potrebbe tradirmi sull’esattezza delle parole, ma ricordo che in pochi momenti Spiro ha messo insieme il mio essere stato ragazzo appassionato del vecchio West, dell’avventura, del coraggio, dell’amore, con l’intenzione di raccontare un mondo nostro, contadino, lasciato ai margini, dove, un passo in su c’è l’inospitale, il selvaggio, la frontiera dell’umano.
Spiro era una persona fuori dal comune ha scalato, recitato, scritto ai massimi livelli conservando la purezza, la forza e la passione di una vita dedicata ai valori dell’onestà, dell’antifascismo, della bellezza, della semplicità.
C’è ancora un’ultima cosa, più personale.
Con Spiro ho chiacchierato, viaggiato in auto, pranzato e cenato e bevuto qualche birra. Nei momenti in cui l’ho avuto accanto per me era come stare con mio nonno nato nel lontano 1911, entrambi venivano dal profondo del ‘900 e dalla Storia e io ho avuto questa seconda possibilità nella vita: provare l’ebbrezza di avere ancora vicino mio nonno e parlarci non da ragazzo a vecchio ma da uomo a uomo.
Anche per questo grazie Spiro Dalla Porta Xydias, amico, maestro, presidente. Ora hai attraversato anche l’ultima frontiera. E ci manchi.
Spiro Dalla Porta Xydias Losanna, febbraio 1917 – Trieste, febbraio 2017. Laureato in scienze politiche, autore di 40 pubblicazioni sull’alpinismo e traduttore di numerose opere dall’italiano al tedesco, è stato socio onorario del Cai (Club alpino italiano), presidente del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna) e Membro Emerito del Soccorso Alpino. Alpinista, scrittore, giornalista e regista teatrale, è stato uno dei più noti e prolifici scrittori di montagna italiani.
La Biografia di Spiro Dalla Porta Xydias è tratta dal sito http://www.tralerocceeilcielo.it/spiro-dalla-porta-xydias/
Antonio G. Bortoluzzi è nato in Alpago (Belluno) nel 1965. Ha pubblicato i romanzi Paesi alti, Vita e morte della montagna, Cronache dalla valle (Ed. Biblioteca dell’Immagine). Finalista in molti premi letterari (Premio Italo Calvino 2008 e 2010, Leggimontagna 2013, Premio Cortina d’Ampezzo 2016) il suo libro “Vita e morte della montagna” è stato premiato con il “Dolomiti Awards 2016 – Miglior libro sulla montagna” al Belluno Film Festival. È membro accademico del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna).https://www.antoniogbortoluzzi.it/