Eredità colpevole di Diego Zandel
Il romanzo cattura subito l’attenzione del lettore perché parte con l’omicidio di un magistrato. Il giudice La Spina viene freddato davanti al portone di casa con cinque colpi di pistola l’ultimo, fatale, alla nuca. L’attentato viene rivendicato con un messaggio a “La Repubblica” da un sedicente gruppo di estrema destra” Falange Nera” con queste parole: “Oggi il compagno Luigi La Spina ha chiuso la sua esistenza di complice degli infoibatori titini. Onore ai martiri delle foibe”. Si sviluppa da qui un’avvincente indagine condotta tra Roma e Trieste dal giornalista Guido Lednaz, amico del magistrato, che lo porterà a una drammatica verità. Un’ indagine difficile e ingarbugliata sui fatti accaduti, sui mandanti e gli esecutori del delitto, la cui matrice resta, in realtà, incerta. Il viaggio che Lendaz intraprende, partendo da Roma, ci porta sui luoghi fiumani in cui furono consumati crimini indicibili a danno della popolazione di origine italiana in nome di una pulizia etnica, approfittandone anche per compiere vendette private.
Scritto nella forma intrigante ed incalzante del giallo, l’autore fa anche un’analisi storica, lucida, rigorosa ed equilibrata delle tragiche vicende fiumane del dopoguerra con l’obiettivo costante di ricercare la verità sulle Foibe senza concedere nulla alle interpretazioni degli opposti estremismi.
Enrichetta Cadorin