Si divertiva ad entrare in casa “come il vento”, tuonando a gran voce “Ofelia dove sei? Papà era furioso, perché Ofelia non ha fatto una bella fine”, ma lei, a Gian Antonio Cibotto, deve moltissimo.
Perché “vide in me quello che non sapevo”, e la spinse a seguire la sua grande passione. La letteratura.
Non fosse stato per lui, forse, Elisabetta Sgarbi non sarebbe diventata il grande editore che è oggi, o meglio “una capitana che ogni giorno maneggia, incontra, accetta, respinge, corregge, crea libri e autori” (parole di Claudio Magris), capace di fondare una casa indipendente, “La Nave di Teseo” dopo aver abbandonato la Bompiani.
Ora si è decisa a pubblicare l’opera omnia di due grandi scrittori veneti, l’amico Cibotto e Giovanni Comisso.
Un’impresa a lunga scadenza dedicata a due classici-contemporanei” della letteratura novecentesca, il primo “parte della mia vita, e una parte fondamentale”, il secondo “patrimonio di Cibotto che poi me l’ha trasferito”…
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