Nicola De Cilia ci introduce alla rassegna di articoli di Giovanni Comisso sulla Sicilia che inizieremo a pubblicare dalla prossima settimana. I reportage sono stati pubblicati dalla Gazzetta del Popolo in un periodo compreso fra il 1939 e il 1940.
Comisso proprietario terriero
di Nicola De Cilia.
Nell’inverno del 1939, Giovanni Comisso accetta per la “Gazzetta del Popolo” di scendere in Sicilia per visitare i latifondi di cui il governo stava tentando la sistemazione.
Un modo come un altro per sfuggire alle nebbie e al freddo del Veneto – salvo trovare a Palermo “più freddo che nell’Alta Italia“.
Questi reportage offrono a Comisso la possibilità di esercitare, oltre allo sguardo poetico, anche la sua perizia in materia rurale maturata già da diversi anni.
Dal 1930, infatti, Comisso è diventato un proprietario terriero, nei suoi poderi a Zero Branco, pochi chilometri a sud di Treviso.
Per quanto sui generis, il suo è stato un rapporto intenso con la vita della terra e dei contadini, e l’approccio bucolico iniziale lasciò presto luogo a più serie considerazioni su produttività e razionalizzazione del lavoro nei campi.
Nella sua casa di campagna, coadiuvato da un fattore e aiutato da una famiglia di mezzadri, coltivava sette ettari e mezzo di campi a mais, frumento, viti e alberi da frutto, dedicandosi personalmente anche all’orto e all’allevamento dei bachi da seta.
Nella stalla teneva alcune mucche da latte e vitelli.
Quella che sembrò a molti una scelta eccentrica, in realtà era la realizzazione di un sogno inseguito fin dall’epoca di Fiume, quando si immaginava per l’Italia una democrazia agraria fondata su mezzadri e piccoli proprietari, professando i diritti della campagna contro quelli della città in una prospettiva di regressione preindustriale, a cui era sensibile tanta parte del ribellismo italiano.
L’atteggiamento di Comisso nei confronti della realtà rurale era quello di un conservatore illuminato. 1
A chi voleva vivere in campagna, indicava di non comportarsi come un viaggiatore giunto in un paese straniero, ma di conoscere intimamente la terra e i contadini, adeguandosi a questi “smisurati elementi, che stanno in un rapporto di consanguineità profonda. La terra è come il contadino e il contadino come la terra“.
Diffidente nei confronti della politica, metteva in guardia dalla strumentalizzazione dei contadini a opera di partiti che “pensano di asservirli come in tempi tristi ànno pensato i cattivi padroni“.
Vi è in Comisso un che di tolstoiano: per fare il loro bene, asserisce, non serve la demagogia, ma “accrescere il numero delle scuole, perfezionarle nell’insegnamento, dare a loro la possibilità di frequentarle per imparare maggiormente e soprattutto quello che è utile per potersi difendere da soli, abolendo la loro storica ignoranza che era stata sempre la causa dei loro mali“.
Ne “La Mia casa di campagna” scrive: “con la mia vita di campagna ero giunto ad amare questa umanità che mi circonda… Quei contadini… usavano mascherarsi da gente oppressa, stordita e miserabile, pure sentivo uno stimolo di migliorare le loro condizioni e fare tutto il possibile per renderli operosi in rapporto alla terra che era ottima e doveva dare il massimo della produzione“.
Si può, allora, comprendere meglio il tono di questi reportage che all’ottimismo del regime – affidato a una voce senza nome che disegna scenari futuri di prosperità – alterna una perplessità confinante con lo scetticismo.
Non poteva essere altrimenti, in una terra dove l’assenteismo dei proprietari era la norma, e l’ignoranza e la superstizione regolavano la vita dei contadini.
Ne “Le mie stagioni“, Comisso annota ciò che non avrebbe potuto scrivere nel giornale: “Quando seppi che la terra in Sicilia si misura a tumuli, ne ricevetti istintivamente un’impressione funerea e questa impressione fu accresciuta dal volto dei contadini, chiuso senza sorriso e dal loro andare vestiti sempre di nero“.
Nicola De Cilia
Articoli di Giovanni Comisso di prossima pubblicazione
- “Quest’isola è un continente”
- “Dalla storia alla cronaca”
- “I villaggi discendono dai monti”
- “I tracciatori di strade”
- “Il pastore di Segesta”
- “Visita a una terra”
- “Famiglia, casa, Dio”
- “La parabola del campo risorto”