Giovanni Comisso, come sappiamo dalla sua opera, è sempre stato attratto dal mondo dell’arte figurativa.
Lungo sarebbe l’elenco di personalità artistiche che lo scrittore incrociò in incontri occasionali o amicizie durate una intera vita: uno per tutti il suo sodalizio con Filippo De Pisis, incontrato molto presto a Roma nello studio di Spadini, e la lunga, solida amicizia che lo legò al conterraneo Arturo Martini, autore del suo iconico ritratto; ma accanto a queste costanti, appaiono nell’opera e nella biografia comissiane rapporti epistolari, scritti di approfondimento critico, presentazioni di artisti importanti quali Gregorio Sciltian, Gino Rossi, Antonio Benetton, Carlo Guarienti, Tono Zancanaro, solo per citarne alcuni.
Comisso fu uomo del suo tempo, partecipe di quella fervente vita culturale italiana novecentesca, contrassegnata da un rapporto profondo fra arte e letteratura.
In forza di quel suo sguardo vogliamo focalizzare nel nostro blog quella miglior parte della produzione artistica contemporanea del territorio trevigiano, incentrata su alcune figure preminenti d’artista attraverso poche significative opere, una nota biografica e qualche spunto di riflessione.
MIRELLA BRUGNEROTTO
Nata a Treviso nel 1957, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Ha insegnato Pittura nelle Accademie di Belle Arti di Bologna e Torino. All’Accademia di Venezia è docente di prima fascia nel Dipartimento delle Arti.
Nel 1978 ha vinto la borsa di studio del Premio “Lubiam” di Mantova.
Dal 1977 al 1985 è presente nei cataloghi dell’attività della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia per le mostre personali realizzate, per i conseguimenti delle borse di studio e dei premi e per le rassegne nazionali e internazionali.
Attualmente è parte del Consiglio di Amministrazione di questa istituzione.
Nel 1986 espone su invito alla 42° edizione della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, Corderie dell’Arsenale, un ciclo costituito da numerosi dipinti sul tema del luogo e del tempo.
A partire dal 1977 è invitata a partecipare a simposi d’arte contemporanea e residenze d’artista internazionali e a realizzare le sue mostre personali in contesti privati e pubblici in Italia e all’estero.
Nel 2011 è ancora invitata a partecipare alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, 54° edizione, Padiglione Italia, Villa Contarini, Regione Veneto.
Numerose sue tele sono state acquisite dal Museo Ca’ Pesaro di Venezia durante la direzione di C.Perocco.
Altre opere sono presso: il Germanisches Nationalmuseum, Kunsthalle, Nurnberg; Pilonova Galerija, Ajdovšcina; Collezione “Una storia a regola d’arte 1965-2015”, Galleria Sagittaria, Pordenone; “Collezione Museo Lubiam”, Mantova; Museo S.Caterina, Treviso; “Collezione grafica”, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; Collezione Kunstforum Millsttatt, Università di Salzburg; Museo Civico, Bevagna Perugia.
Lavora a Venezia e Treviso.
Parte da un patrimonio di memoria visiva Mirella Brugnerotto, accumulato negli anni degli ‘occhi nuovi’, dello sguardo bambino, quando la forma e il colore degli oggetti, e non la loro funzione, diventano l’essenza del mondo circostante.
Emozioni, affetti, traumi e trasalimenti si legano all’imprinting dell’oggetto, anche casuale ma a volte causale, che rientrava nella sfera visiva di quello sguardo vergine.
La pittura prende così il ritmo di una narrazione di cose- mai simbolo-, reali presenze di un tempo dilatato e insieme compresso nel vortice del gesto pittorico, che fino al 2010, Brugnerotto rappresentava in un dinamismo furente.
Spirali di segni, slabbrature di contorni, pennellate incisive e trasversali coglievano il movimento, l’imprendibilità, dell’oggetto/ricordo, il cui impatto emotivo veniva esorcizzato da una rara, a volte feroce, attitudine ironica nei riguardi del mondo.
Dopo una fase di ‘interiorizzazione’, dove gli oggetti appartenevano al mondo di una fisicità, a volta anatomica, di organismi interni, sospesi in un fluido in apparente stasi, le opere dell’ultimo triennio, così come quelle qui riprodotte, perdono quella ironia graffiante, quella sostanza autodistruttiva dell’oggetto in eterna fuga da se stesso.
Predomina invece la liquefazione delle forma, la perdita di aggressività dell’oggetto/ricordo, trovando l’artista se non una pacificazione, certo una tregua, nella rincorsa all’imprendibile, imperdibile memoria.
L’oggetto nella pittura attuale di Mirella Brugnerotto perde gli spigoli, per così dire, assumendo aspetti mutanti, più morbidi, ma non per questo meno incisivi.
La pittura e l’oggetto in essa, fluttua in un divenire possibile, disarticolato e malleabile, ancora dinamico ma, in una certa misura, finalmente addomesticato, graziato da un cromatismo forte e sapiente.
Isabella Panfido