Giovanni Comisso ebbe una sorta di attrazione per la Sicilia, tanto da dedicare all’Isola il libro di viaggio “Sicilia“, edito nel 1953 dall’editore svizzero Pierre Callier e corredato da un magnifico reportage fotografico di Rudolph Pestalozzi.
Le tracce di quel rapporto di affezione è tuttavia testimoniato da racconti sparsi in precedenza su quotidiani e riviste italiane, ricchi di considerazioni e testimonianze sull’ambiente locale, in cui “non vi è fusione tra l’oro delle stoppie e il verde degli alberi o il nero degli animali pascolanti, ogni elemento è interposto col suo colore, come ritagliato“.
Nel 1939, Comisso aveva vestito i panni del giornalista, raccontando ai lettori della “Gazzetta del Popolo” l’Isola secolare del latifondo, alla vigilia di quelle riforme che secondo il governo fascista avrebbero dovuto finalmente garantire sviluppo e benessere ai contadini.
In uno di questi articoli, Comisso alimentava la retorica che accompagnò l’avvio della colonizzazione delle campagne siciliane:
“E oggi risolti i problemi impellenti di dominio in Etiopia e di valorizzazione in Libia, è giunto il destino portare questa terra ardente ad un benefico travolgimento. Oggi il problema agricolo è uscito dalle pratiche da evadere, il Governo sa che in esso si annida il nodo intricato dell’inerzia e ha deciso di tagliarlo per risolverlo”
Terminati il fascismo e gli sfasci della guerra, dopo un viaggio nell’Isola datato 1948, Comisso pubblicò il resoconto di un’escursione su Aci Trezza e sulle pendici etnee per la rivista “L’illustrazione del Medico“.
Fu questo il prologo alla stesura di “Sicilia“, un’esplorazione di luoghi e persone che riassume le sue impressioni sulla vita della regione, dalle grandi città ai piccoli e sperduti borghi di campagna, come l’allora sconosciuto borgo di Scopello.
Nelle pagine dedicate ad un’Isola ancora premoderna – in quest’opera, ed in tutta la produzione letteraria oggi sparsa sulla carta ingiallita dei periodici – Giovanni Comisso dimostra di amare la campagna siciliana ed il mondo della sua cultura contadina; un’attenzione sommessamente viscerale, allo stesso modo in cui Comisso amava la sua campagna di Zero Branco, con sapiente e paziente approccio verso la fatica del lavoro della terra.
Quell’esperienza personale accosta così Comisso alla comprensione dell’ambiente contadino siciliano, camminando tra le plaghe dell’Isola bruciata dal sole estivo, “nel silenzio e nella solitudine che mi è tanto cara compagna“.
Traspare, nei suoi scritti siciliani, l’attrazione verso il mondo mediterraneo e verso la gente dell’Isola, alle prese con l’antico e quotidiano travaglio del vivere, assai simile a quello patito da tanti suoi corregionali, anch’essi costretti all’emigrazione:
“Nell’andare da Gela verso Siracusa è quasi uno strazio continuo non potere sostare in godimento di questa terra che sente l’aria dell’Africa. Sembra che una maledizione abbia reso infeconda questa terra desolata dove i contadini a forza di mine spaccano la roccia cercando di farvi allignare i mandorli…”.
In lui, adesso, prende corpo la consapevolezza che la colonizzazione del latifondo siciliano ha fallito i suoi obiettivi, così come sono destinati a fallimento i tentativi della riforma agraria avviata in quegli anni dai primi governi dell’autonomia regionale.
Comisso scrive così dell’Isola – ha notato nel 2007 il critico Silvestro Livolsi – sperimentando come “l’incanto di questa splendida terra sia destinato a infrangersi sugli scogli dei soprusi e delle ingiustizie che i potentì vi esercitano, e così mettendo in evidenza una questione cruciale in quegli anni Cinquanta siciliani, quella dell’avanzare prepotente di un potere criminale che stava assoggettando uomini e città: cruciale allora, attuale ancora“.
Ernesto Oliva
Ernesto Oliva, 56 anni, è un giornalista e documentarista palermitano della RAI. Lavora a Palermo per la redazione della TGR Sicilia. In precedenza, ha collaborato con le redazioni de "la Repubblica" e "La Sicilia". Con Salvo Palazzolo, ha scritto il saggio "Bernardo Provenzano. Il ragioniere di Cosa Nostra", edito nel 2006 da Rubbettino. Dal 2007, cura il blog documentario reportagesicilia.blogspot.it