Si apre domani a Palazzo Giacomelli l’esposizione “Libri di Comisso, dipinti di de Pisis. Opere da collezioni private trevigiane”.
Alcune rare edizioni dello scrittore donate da Mario Sutor si legano a una serie di opere del pittore al centro di “Mio Sodalizio”.
“Per me l’incontro con de Pisis, in quel marzo 1919, fu assolutamente uno dei fatti più importanti della mia vita”.
Studente svogliato, giovane inquieto e desideroso di conoscere il mondo e l’intellighenzia, Giovanni Comisso così tratteggia una delle amicizie che ha costellato la sua esistenza.
Giocato tra Roma, Venezia, Cortina e Parigi il rapporto tra lo scrittore trevigiano e il pittore ferrarese costruì anche una curiosa committenza. Comisso che scrive a de Pisis, che ne acquista e colleziona le opere.
Quelle notti a Parigi, a passeggiare tra le strade strette, finché il talento di de Pisis non si fissava sull’illuminazione. Poteva essere un fiore, poteva essere un cartoccio di merluzzi putrefatti. Tutto diventava opera d’arte.
I due si ritrovarono spesso negli anni in cui entrambi cercavano fama e affermazione. Diventeranno celebri entrambi, costruendo due vite su misura, di successo e sregolatezza.
E quando de Pisis morirà a villa Margherita Brugherio, ecco Comisso. “2 aprile 1956. È morto de Pisis, mentre stavo scrivendo di lui. I suoi quadri si fanno più vivi”…
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