Sabato 28 ottobre è stata inaugurata a Treviso la mostra “Hyperplanes of Simultaneity” presso gli spazi di Treviso Ricerca Arte, a Ca’ dei Ricchi, in pieno centro storico. Si tratta di un’esposizione che rientra nella rassegna “DIGITRA”, dedicata all’arte digitale internazionale giunta alla sua seconda edizione e che quest’anno si focalizza su artisti italiani. «L’arte digitale comprende qualsiasi lavoro che utilizza il computer come una risorsa fondamentale del processo creativo – chiarisce Ennio Bianco, già ideatore nel 1996 della prima esposizione internet e social realizzata in Italia, la mostra di Franco Vaccari “Atelier d’Artista, esposizione in tempo reale n. 22”, in collaborazione con Valerio Dehò e Giorgio De Novellis.
Il progetto di quest’anno è stato curato dalla studiosa Federica Patti, uno dei membri fondatori di “roBOt”, un festival internazionale dedicato alle arti digitali e alla musica elettronica, e rappresenta il lavoro di due artisti italiani che sono già riconosciuti a livello internazionale: Fabio Giampietro e Alessio De Vecchi.
Il primo, classe 1974, è di Milano e si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera: i suoi lavori sono incentrati su città postmoderne e vertiginose, nelle quali si viene vorticosamente catapultati; il secondo, sempre a contatto con le grandi realtà di New York e Tokyo, tra le tante, ha realizzato grafiche per importanti marchi come “Citibank” o “H&M” , è una “star” di Instagram visti i suoi molti followers, ed ha apportato l’aspetto tecnologico all’esposizione.
Infatti l’idea nasce dall’associazione tra due diverse tipologie di espressione artistica: quella bidimensionale pittorica del dipinto e quella della realtà virtuale. Sulle dieci opere create da Giampietro sono stati creati dei modelli 3D da De Vecchi, con il render di dettagliate texture fatte a mano.
Immaginate dunque di ritrovarvi in una sala espositiva e di osservare dei dipinti: avreste mai pensato di poter “entrare” nell’opera e di sentire emotivamente il coinvolgimento dato da uno spazio nuovo in cui si è catapultati? Dalla tela alla realtà virtuale per vivere la vertigine della contemporaneità, mettendo in relazione due diverse espressioni artistiche, senza volontà di spettacolarizzare o di esprimere un eclettismo tecnologico fine a se stesso.
Attraverso l’uso di visori VR Samsung Gear, il pubblico vive il dipinto, ne conosce e scopre particolari che in precedenza non avrebbe potuto notare, sempre in una situazione di equilibrio precario, sospeso su di un filo come un funambolo o sul bordo di un grattacielo. Vi sono quattro possibili ambienti nei quali si può entrare con l’uso dei visori, tutti legati alla vertigine ed all’altezza; solo uno fa eccezione, perché presenta elementi naturali che si innestano sullo skyline di una città. I due artisti sono riusciti così a far coesistere oggetto concreto ed opera effimera, oltrepassando le barriere bidimensionali.
Il progetto ha vinto il prestigioso “Lumen prize” del 2016, come miglior lavoro digitale ed ha riscosso successo in tutto il mondo, da Shangai al Regno Unito, fino a Monaco. La curatrice, a ragion veduta, ha sottolineato come ciascuno dei dipinti esposti (a partire da “HPS: l’onda”, una grande tela “a onda” alta tre metri) “rappresenti la visione alterata, distorta, esplosa di una città immaginaria, simbolica”, a partire dalla quale è possibile esplorare ed andare oltre con la realtà virtuale che
“sembra così essere potenzialmente quel territorio in cui il linguaggio visionario e precursore delle Avanguardie del secondo Novecento trova finalmente realizzazione e compimento”.
Una riflessione a sé stante merita il titolo stesso “Hyperplanes of simultaneity”. Di recente, ho letto un libro che si intitola “Assoluto e relativo: La relatività da Galilei ad Einstein e oltre” di Giorgio Chinnici, del quale, tra i tanti, mi ha colpito un passaggio che qui riporto:
“Il problema è che la simultaneità è relativa. È allora impossibile dare un valore ontologico, di esistenza reale, all’universo in un istante. Perché in quell’istante gli eventi dell’universo sono simultanei solo per noi e non per altri osservatori in moto rispetto a noi. Ogni entità fisica, in dipendenza del proprio stato di moto, definisce un suo proprio iperpiano di simultaneità. Di questi iperpiani di simultaneità non ne esiste quindi uno solo in maniera assoluta come nella fisica newtoniana, bensì infiniti”.
Ciò che avviene nel processo di visione e coinvolgimento della mostra in oggetto è proprio questo: la capacità di vivere contemporaneamente un’infinità di esistenze simultanee e percepire diversi elementi a seconda della personale percezione dell’esistenza, partendo da un substrato comune.
L’arte non può fermarsi, ma deve essere sempre contemporanea a se stessa, ed in questo senso il progetto che viene proposto negli spazi di TRA rappresenta appunto il tentativo e la volontà di utilizzare forme espressive che ormai stanno prendendo piede giorno dopo giorno nella quotidianità.
La vertigine della contemporaneità e la ricerca di un equilibrio in un mondo che appare piatto, ad un primo sguardo, ma che al suo interno racchiude infiniti precipizi e paure talvolta da superare e da fare proprie, oppure scogli insormontabili da conoscere e da rispettare: si tratta di tematiche molto forti ed universali, che ciascuno di noi fa proprie applicandole inoltre alle circostanze vissute.
Visitare questa mostra fa pensare quasi di entrare in un sogno, come nel film “Inception” di Christopher Nolan: vivere il nostro mondo personale attraverso le costruzioni degli “architetti” visionari Fabio Giampietro e Alessio De Vecchi, per attraversare ed “abitare” quel tempo della coscienza che inesorabilmente avanza verso di noi.
L’esposizione rispetterà i seguenti orari: martedì-sabato 10-13 e 15.30-19.30; domenica 15.30-19.30.
Per informazioni: segreteria@trevisoricercaarte.org
Scarica il PDF di “Virtual Reality as artistic medium for the 21st century” di Federica Patti. Si tratta del testo critico di presentazione della Mostra “Hyperplanes”
La mostra “Hyperplanes of Simultaneity” è uno dei padiglioni della Terza Biennale di Arte Digitale “The Wrong”.