Appunti per un film nell'Italia del boom economico

Appunti per un film nell’Italia del boom economico

Sono andato da un mio amico che si occupa di cinema. Era raggiante, pareva che avesse scoperto l’America. Egli aveva abbozzato la sceneggiatura di un soggetto che purtroppo era reso comico dalla realtà presente ed era sicuro sarebbe stata accettata per farne un film.

Mi fece leggere i suoi appunti: «Siamo nella casa di un operaio che dopo un periodo di buon lavoro ha potuto mettersi nella condizione di avere qualche comodità. Ma da un mese la fabbrica dove lavora ha diminuito le ore lavorative. Questo operaio, padre di famiglia, rientra e trova la figlia dodicenne con un libro comperato a credito dal libraio.

Il padre: «Cosa è questo libro e quanto costa?».
La figlia: «Costa 1500 lire e mi insegna a tenere l’ordine della casa. Vedrai quante cose imparerò».
Il padre: «1500 lire per farti imparare a essere ordinata, è la spesa del latte per una settimana».
La figlia: «Cosa importa, papà, poi sarò una brava donnina. Per esempio per spazzare, la mamma usa ancora le scope. Invece bisognerebbe avere, come insegna questo libro, gli elettrodomestici: l’aspirapolvere, la lucidapavimenti, la macchina per asciugarmi i capelli dopo il bagno e altro».
Il padre: «Vuoi che non li conosca, li ho fatti anch’io in una fabbrica dove sono stato, ma tu non sai quanta energia consumano e quante tasse si devono pagare per ogni Kilowatt. Meglio le scope con questi tempi».
La figlia: «Ma le scope sono brutte a vedere e questo libro dice che è brutto anche il manico della lucidapavimenti e insegna con sole 950 lire a fare un cappuccio per nasconderlo. Si compera la stoffa, si fa un grembiule dentro al quale si infila il manico, poi ho tante bambole fuori uso, si prende la testa di una e la si applica, così sembra di avere una grande bambola».
Il padre: «Il grembiule anderà bene per te. Sono cose che non si fanno neanche nelle case di Londra. Ma sono matti e io dovrei mandarti a scuola per imparare queste storie?».
La figlia: «Guarda, ecco il modello».
Il padre: «Ma questo è uno spaventapasseri e se lo fai lo butto fuori dalla finestra».
La figlia: «Non è tutto, se noi avessimo un bel cane questo libro mi insegna a fargli la mantellina di lana per il freddo».
Il padre: «Per il freddo dovrò comperarti i calzettoni, altro che mantellina per il cane».
La figlia: «Se avessimo un bel gatto siamese mi insegnano a fargli una cuccia imbottita e se in questo brutto muro avessimo incastrato un acquario con pesciolini rossi e azzurri, mi si insegna quale è il loro mangime preferito».
Il padre: «E io dovrei farti un acquario. Domani che è festa andrò a pescare al fiume, ma i pesci che piglierò li facciamo fritti».
La figlia: «Come sei cattivo a non accontentarmi, è un libro utilissimo, con l’aspirapolvere, se la mamma avesse una pelliccia di visone, come questa signora rappresentata a colori in questa pagina, io saprei cosa devo fare per conservarla dalle tarme».
Il padre: «Ma dammi qua, cosa siamo diventati: il lucidapavimenti, l’aspirapolvere, il cane di lusso, il gatto siamese, l’acquario e adesso la pelliccia di visone. Domani non andrai più a scuola se ti insegnano queste porcherie».
La figlia: «Non posso, la scuola è obbligatoria fino a quattordici anni».
Il padre: «Prima di tutto se è obbligatoria dovrebbero passarti i libri gratis, come alle elementari, e poi con questi maledetti dovrebbero invece insegnarti a fare economia».
La figlia: «Sempre brontoli di fare economia. Adesso dammi i denari per le scarpe da ginnastica: 1300 lire».
Il padre: «Ai miei tempi facevo la ginnastica con le scarpe di legno».
La figlia: «Non si può, devo fare i salti».
Il padre: «Salterai i pasti, cara mia».

La sceneggiatura continuava sulla falsariga delle pagine del libro scolastico. Ogni pagina doveva venire fatta vedere leggibile, sempre più ingrandendo le parole, poi le righe si accavallavano e si intrecciavano come serpenti.

Volli prendere in mano quel libro per assicurarmi che il mio amico non avesse esagerato. Tutto era esatto. Era stampato in Italia per una scuola italiana dei nostri giorni e per una scolaresca che non avrebbe trovato da realizzare gli insegnamenti né in una casa di Milano, né di Torino. Il mio amico volle farmi sentire un’altra scena del suo copione. Il libro insegnava alla giovane scolaretta anche come avrebbe dovuto riparare un rubinetto del bagno. Una illustrazione faceva vedere una cassetta con gli strumenti necessari.

Il padre la osservava: «Che bei strumenti, tutti in acciaio, non li avevo neanche io quando facevo la scuola industriale e dovresti averli tu per le riparazioni di casa, a dire poco costeranno 50.000 lire».
Nella sceneggiatura a un certo momento si spegne la luce.
La figlia salta di gioia: «Ecco adesso la riparo io».
Accende una candela, prende una scaletta e sale per cambiare le valvole. La luce non viene, allora prende il cacciavite e si mette a rovistare attorno all’attacco, quando con un urlo, ritorna la luce, ma la ragazza che ha preso la scossa è caduta per terra. Il mio amico era incerto se chiudere la sequenza con un corto circuito che avrebbe provocato l’incendio della casa.

Guardando il libro mi accorsi che vi era materiale per fare un film lunghissimo. In un capitolo si insegnava perfino a disporre i fiori con gusto giapponese per metterli in un vaso in attesa di ospiti. In un altro come preparare il merendino per le amiche e, fatto enorme per contrastare alle più elementari norme di igiene umana, a lavare il barboncino nella vasca da bagno con relativo taglio delle unghie, dove poi, si sarebbe lavata la giovane scolara.
Sentivo in me la reazione del povero operaio ritornato a casa per la diminuzione delle ore lavorative e preso quel libro lo gettai fuori dalla finestra.

Giovanni Comisso

pubblicato sulla “Gazzetta del Popolo” del 6/6/1965 con il titolo “Appunti per un film”

Immagine in evidenza: “CGE tutti gli elettrodomestici”, 1958

Share