editore Einaudi
La vicenda che determinò la morte di Gesú ricostruita senza nessun intento teologico o politico, con appassionato rigore e in dialogo serrato con le fonti. Un’occasione per riflettere sul rapporto tra storia e memoria.
Sinossi
Da duemila anni Pilato è una figura di intersezione fra memoria e storia, come Romolo o Giovanna d’Arco. Il racconto di Schiavone è in gran parte un viaggio nella prima memoria cristiana, che, nel suo punto culminante, la morte di Gesú, si interseca con la storia dell’impero romano. Pilato è l’unico personaggio storico cui la memoria evangelica abbia attribuito un lungo dialogo con Gesú, non si sa in quale lingua. Ogni fase, ogni parola della vicenda è stata discussa, accettata, respinta, riscritta dalla ricerca moderna.
La tradizione su Pilato induce a credere che egli fosse lontano dalla religiosità giudaica, come dimostrano gli incidenti seguiti all’introduzione a Gerusalemme di stendardi con l’effigie dell’Augusto o alla collocazione nel Tempio di scudi dorati in onore di Tiberio. Che cosa poteva sapere sulla storia e la cultura della Giudea? E’ possibile che gli giungesse l’eco della storiografia greca, che andò poi a innervare le riflessioni di Tacito. Ragionevole pensare che condividesse il pragmatico scetticismo dell’aristocrazia romana. Ma che egli avesse saputo cogliere la diversità di Gesù, come il racconto evangelico vuole, è difficile da confermare.
Le incertezze sullo svolgimento degli eventi nel pretorio di Gerusalemme sono, come è noto, fortissime. Schiavone si accosta a questa figura cercando di rinnovare l’intatta freschezza di un’attenzione coltivata senza obblighi, per il solo piacere della ricostruzione e dell’interpretazione.
Un estratto del libro.
La presentazione a «Fahreneit» di Radio3.
Dicono del libro:
Sergio Luzzato sul domenicale de «il Sole 24 Ore»: «Il primo merito del libro di Schiavone consiste nella maniera in cui è scritto. Senza alcuna bardatura accademica, né la minima concessione al gergo specialistico. […] Anche le più intricate questioni testuali e interpretative che da un secolo e passa affaticano gli specialisti risultano quasi miracolosamente spiegate, senza perciò riuscire banalizzate».
Ernesto Galli Della Loggia su «il Corriere della Sera»: «grazie a questo libro prezioso, frutto di un’alta erudizione come poche altre volte così pronta a risolversi in una qualità letteraria avvincente, che fino all’ultimo rende il lettore incapace di staccarsi dalla pagina».
Ezio Mauro su «la Repubblica»: «Anche gli atti del Prefetto, dunque, compreso l’ultimo che consegna Gesù alla croce, farebbero parte di un disegno ultraterreno che annullerebbe la libertà di scelta di Pilato e con lui dell’impero padrone del mondo, qui semplice strumento del volere divino. Ma Schiavone sfugge a questa lettura strumentale, perché si convince di un segreto nascosto nelle pagine di Giovanni: la libera scelta del Governatore di assecondare il cammino di Gesù verso ciò che il prigioniero considera inevitabile. È un patto tacito con Gesù, un’accettazione da parte del Prefetto pagano del mistero del sacro, o almeno della potenza dell’ignoto che si trova di fronte. Così Pilato riscatta nella scelta nascosta l’immagine millenaria di ambiguità, la condanna eterna alla codardia».
Carlo Franco su «il manifesto»: «il libro di Schiavone è invece agile: la documentazione è confinata in appendice, insieme alla corposa bibliografia, e i tecnicismi sono poco invadenti. La scrittura, condotta con mano sicura, si apre a sviluppi narrativi. L’indagine non si limita ai problematici dati fattuali, ma si insinua nel non detto dei testi, e soprattutto nelle intenzioni dei protagonisti. […] Il lettore resta perplesso: si intende che il contenuto di «verità» del soggetto è inafferrabile».
L’autore
Aldo Schiavone è uno degli storici italiani più tradotti nel mondo. Ha insegnato presso l’Università di Firenze, l’Istituto Italiano di Scienze Umane, di cui è stato fondatore e direttore, e la Scuola Normale Superiore. Tra i suoi libri ricordiamo: La storia spezzata. Roma antica e Occidente moderno (Laterza 1996); Italiani senza Italia. Storia e identità (Einaudi 1998); Ius. L’invenzione del diritto in Occidente (Einaudi 2005); Ponzio Pilato. Un enigma tra storia e memoria (Einaudi 2016). Ha diretto la Storia di Roma (Einaudi 1989-1993). Ha collaborato per trent’anni a «la Repubblica». Di Spartaco (Einaudi 2016), già apparso in francese e inglese, sono previste traduzioni in spagnolo e arabo.