editore Cierre
Alberto Rizzi è stato sospettato, a torto e a sua insaputa, di essere una spia mentre si trovava in Polonia negli anni Ottanta. Le crepe del comunismo sovietico fuoriescono dalla memoria.
Sinossi
Due settimane prima del colpo di stato attuato dal generale Jaruzelski, il 29 novembre 1981, Alberto Rizzi, storico dell’arte locale, si trasferisce in Polonia ricoprendo la carica di diplomatico culturale a Varsavia dal 1981 al 1987 e organizzando un nuovo Istituto Italiano di Cultura a Cracovia, alle dipendenze del Ministero degli Affari Esteri.
I topolini del titolo sono quelli che l’autore osservava ogni sera dalle vetrine di un negozio di animali a Nowy Swiat, uno dei cuori pulsanti della Varsavia di allora, introdursi silenziosi e indisturbati nelle gabbiette degli uccelli addormentati, per mangiare il becchime residuo. Quasi una metafora della libertà nella Varsavia asservita nella Varsavia di allora al regime militare comunista.
Al rientro, 6 anni dopo, in base a un dossier della polizia polacca su di lui, scopre che era continuamente seguito perché ritenuto un agente del Sismi.
L’autore
Alberto Rizzi nasce a Venezia nel 1941 da padre veneziano, storico della medicina, e madre armena esule da Costantinopoli. Conseguita la laurea in lettere a Padova con una tesi sulle chiese rupestri della Basilicata, guida nel 1968, per conto dell’Unesco, un’équipe italo-olandese per il censimento dei beni artistici di Venezia. Presta quindi attività presso le Soprintendenze ai Beni Artistici e Storici e quelle ai Beni Ambientali e Architettonici. Dopodiché rientra in Italia svolgendovi libera attività di studioso. E’ il massimo esperto di sculture esterne a Venezia (oltre che di leoni marciani).