Cura, originalità e tradizione. Quello di Magis è un imperativo etico, una tensione verso il bello che coincide col rispetto del lavoro e una fame di idee sempre nuove e funzionali, attente alle esigenze del tempo, a quel sottile, imprescindibile equilibrio tra realtà e immaginazione. L’azienda, nata a Motta di Livenza nel 1976 e oggi ubicata a Torre di Mosto (VE) in uno stabilimento di straordinaria modernità, è nota a livello internazionale per i suoi arredi, complementi ed accessori, mostrando – ancora una volta – il carattere peculiare del territorio trevigiano, la forza di un luogo in cui le intuizioni originano, spesso, nel nucleo sociale primario: quello della famiglia.
È allo spirito imprenditoriale di Eugenio Perazza che si deve la scommessa sul design, la voglia di oltrepassare gli steccati e di investire sul progetto in un piccolo paese votato all’agricoltura, apparentemente scettico dinnanzi al grande salto. L’idea è quella di offrire “di più”, di dar vita a una produzione in serie che si svincoli dalla riproducibilità e punti, piuttosto, alla ricerca di nuovi linguaggi, di altri materiali. Così, con intuizione felice, Magis diviene un nome parlante, sinonimo di superamento e sogno, di desiderio di grandezza. Perazza difatti insiste, e con fiducia presenzia al suo primo Salone del Mobile. Due soli mesi separano l’evento dalla nascita dell’azienda; tutto ancora è da scoprire. La parola d’ordine è “rivoluzione”, nel senso di una creatività senza limiti, visionaria, in equilibrio tra innovazione e tradizione per ridefinire gli orizzonti del design.
Del resto, è l’incontro con un amico di ritorno dalla Fiera del Mobile di Copenaghen la miccia che spinge Perazza a battere, sempre, la strada del rinnovamento; un’azienda danese è alla ricerca di un partner per realizzare una sedia in tondino d’acciaio e nasce così la “XLine”, un successo di proporzioni impensate. «La volontà è sempre stata quella di dare respiro internazionale all’azienda» dichiara Barbara Minetto, Direttore Generale. «Passione, impegno e sperimentazione hanno fondato lo spirito-Magis, da sempre orientato alla costruzione di sinergie e collaborazioni con i talenti del design». Il rapporto di fiducia con i creativi, unito alla stretta sinergia tra i reparti aziendali, svela l’importanza attribuita da Magis alle relazioni, in un sistema che include la vicinanza con i fornitori, il rapporto con il territorio che è anche legame con le persone che lo abitano, ne vivono e traducono la lunga tradizione.
È in questo reticolo di intersezioni che si situa la magia dell’incontro con designer del calibro di Andries Van Onck e Marc Berthier, che inaugurano la stagione delle grandi partnership e una strategia vincente resa poi palese dal “Bottle” del 1994, il portabottiglie impilabile progettato da Jaesper Morrison che si aggiudica premi internazionali guadagnandosi un posto nelle permanenti del MoMAa di New York, del Victoria & Albert Museum di Londra, del Centre Pompidou di Parigi. È al genio del designer inglese che si deve uno dei prodotti più iconici dell’azienda, la “Air-Chair”, sedia in monoscocca realizzata con lo stampaggio in air-moulding divenuta celebre per il suo impasto di essenzialità ed estro, seguita dalla “Chair_One” di Konstantin Grcic, con cui si sperimenta la tecnologia della pressofusione di alluminio.
C’è un senso di prodigio nel modo in cui Magis lavora sui materiali, in quel guizzo che porta a fare della duttilità la traduzione fisica di un incontro immateriale, quello tra la tradizione dell’artigianato e la vena creativa di chi, con sguardo vivo e “lungo”, immagina nuovi orizzonti pratici ed estetici. L’ingresso di Barbara Minetto e Alberto Perazza (attuale CEO) nel 1996 rafforza la vocazione sperimentale dell’azienda. Magis deve parlare a tutti, intercettare esigenze e gusti, fare del quotidiano un terreno di indagine e rinnovamento, dando agli oggetti quotidiani una nuova veste, una diversa funzione sulla scorta delle avanguardie storiche, quasi a rimarcare – ancora una volta – la sorprendente prossimità di certa produzione industriale con il mondo dell’arte.
Nell’universo Magis plastica e metallo si plasmano in maniera armonica, mostrandosi sintesi viva del connubio tra artigianalità e tecnologia industriale, con sguardo privilegiato all’estetica funzionale come rivela la sedia “Mariolina”, disegnata da Enzo Mari nel 2002 e ispirata al design degli anni Cinquanta, con sedile e schienale in polipropilene e struttura in acciaio verniciato a polvere.
La combinazione di diversi materiali, come nella “Cyborg Chair” di Marcel Wanders dove la seduta in policarbonato stampato in air-moulding si unisce allo schienale in midollino, va accompagnandosi al trattamento del legno, come dimostra il tavolo “Butch-The Wild Bunch” di Konstantin Grcic, con gambe affusolate in faggio naturale, piano in HPL e giunto in polipropilene, che Magis propone anche riciclato come nella “Bell Chair“ dello stesso Grcic, inserita in catalogo nel 2020.
L’urgenza di rivolgersi al grande pubblico, di offrire prodotti accessibili e ricercati porta l’azienda a dedicare un’intera collezione ai bambini dai due ai sei anni: “Me Too”. L’idea è ancora una volta un bagliore, e nasce dall’esperienza, dallo sguardo di Eugenio Perazza che, da nonno, desidera regalare alla nipotina un tavolo “come si deve”, dalla funzionalità unita all’alto valore educativo. Si tratta, a ben vedere, di un’ennesima declinazione del “di più” targato Magis. L’intera linea – presentata al Salone del Mobile di Milano nel 2004 ed esposta nello showroom di Torre di Mosto insieme ai pezzi forti dell’azienda – è colorata e stimolante, esito del felice incontro tra grandi designer e pedagogisti, tesi alla costruzione di un mondo a misura di bambino. Tra seggiolini e letti modulari nascono prodotti iconici come il cagnolino “Puppy” e la sedia/cavallo a dondolo “Trioli” di Eero Aarnio, premiata con il Compasso d’Oro nel 2008. Questo sguardo prolungato, privo di “potere” come è quello innocente dei più piccoli, fa di “Me Too” l’emblema dell’anima prismatica di Magis, capace di cogliere suggestioni impensate, di calarsi nelle esigenze dei fruitori e fare, delle proprie creazioni, oggetti dal carattere cangiante.
È del 20112 la riedizione della celebre “Proust” di Mendini in una versione da outdoor in polietilene, cui seguono altri cinque Compassi d’Oro: per “Steelwood Chair” (2011); per la poltrona-trottola “Spun” di Thomas Heatherwick (2014); alla Carriera a Eugenio Perazza (2020); per la sedia impilabile “Plato” (2022), per il divano modulare “Costume” (2024). L’occhio vigile dell’azienda, sensibile all’incontro tra culture e identità, svela inoltre un’attenzione particolare il divano in polietilene riciclato e riciclabile firmato da Stefan Diez, “Costume”, intuizione sostenibile che, grazie agli anelli elastici agganciati alla base, può essere sfoderato all’occorrenza per il lavaggio o la sostituzione del rivestimento.
La sensibilità green, che passa dal processo di produzione all’attenzione al riuso, ai materiali impiegati, alla logistica, è alla base della filosofia dell’azienda, che di un “mondo senza plastica” ha fatto una sorta di motto, cercando alternative concrete al materiale quando gran parte del mercato spingeva in quella direzione. Nulla di dogmatico, si badi bene, perché Magis propone anche un uso consapevole della plastica, che se di buona qualità può essere riciclabile e durare molti anni, riducendo l’impatto ambientale a breve termine. E poi c’è il discorso del prodotto, della sua durata. Dare dignità agli oggetti di uso quotidiano, pensarli come creazioni pregevoli, e durevoli, fa di un prodotto qualcosa destinato a restare, a combattere la tendenza dell’usa e getta che fa male al pianeta.
Nulla è lasciato al caso nella visione di Magis, ed è sorprendente notare quanta cura dei dettagli, quanta finezza di sguardi si insinui in ogni produzione, laddove gli oggetti, i complementi d’arredo devono servire e divertire, tra gioco e utilità. È qui che risiede il nucleo di ogni intuizione, qui che si trova l’essenza di una bellezza sfaccettata, controcorrente. Referto implacabile di una storia vincente.
Ginevra Amadio
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