“Luis Sepulveda” di Bruno Arpaia
Compito arduo raccontare la storia di un uomo-mito come Luis Sepulveda che nei suoi settant’anni di vita rocambolesca è passato dalla militanza comunista alla guerriglia sandinista, dalla prigionia all’esilio e all’attivismo ambientalista, oltre che essersi affermato nella scena internazionale come acclamato romanziere. Bruno Arpaia lo fa con la conoscenza e l’affetto dell’amico, con lo stile appassionato e intenso dello scrittore e con la profondità di chi oltre al personaggio pubblico ne conosceva l’animo. Arpaia ripercorre per noi gli episodi, gli aneddoti e gli incontri della sua straordinaria esistenza. E ci sembra quasi di camminare accanto a Lucho (come lo chiamavano gli amici) fin dagli anni del coinvolgimento politico in Cile, riviviamo le sue passioni, gli amori e la innata combattività. Lungo il sentiero della memoria ci imbattiamo nei suoi tratti più cupi e oscuri che, nascosti “dietro quella sua maschera da giocatore di poker”, lasciavano spazio all’introversione e alla malinconia. Sepulveda era un uomo alto, imponente, vestito di nero e dagli occhi penetranti. Quando in pubblico prendeva la parola, improvvisamente calava il silenzio. Così lo ricordo anch’io quel giorno che ebbi la fortuna d’incontrarlo.