“I Bambini di Svevia” di Romina Casagrande
Romina Casagrande ci consegna una pagina di storia troppo poco conosciuta, seppure perpetrata per lungo tempo. Percorriamo i sentieri alpini che hanno condotto tanti bambini alle fattorie a cui venivano venduti dalle famiglie, molto povere, attraverso il viaggio che Edna fa, insieme all’inseparabile pappagallo Emil, per chiudere un cerchio rimasto aperto per troppi anni. Non passa inosservato il contrasto tra la pace che sembra impossibile non provare in questi luoghi così vicini al cielo e l’ingiustizia delle infanzie troppo precocemente allontanate dalla spensieratezza cui avevano diritto.Il rimorso di Edna fa strada tra quei paesaggi mai dimenticati, la spinge sui versanti in cui è così faticoso procedere mentre le cime sembrano così lontane. È la speranza che non sia tardi per spiegare che rende dolce quel cammino che porta con sé tutta l’amarezza di un tempo che non c’è più.Le descrizioni sono a volte fin troppo minuziose, rendono difficoltoso entrare nel cuore della storia, ma nell’ultima parte del romanzo l’autrice riesce a creare una bella suspense nel parallelismo tra il racconto del passato e le vicende al presente.Tanti gli amici che Edna incontra lungo il suo cammino, un risarcimento che la vita le offre per provare a compensare i tradimenti di chi doveva proteggerla.