Quando ero a Pechino, qualcuno mi faceva osservare come la Cina posasse su di un piano d’ordine quasi geometrico.
Nel padiglione del trono l’imperatore aveva le spalle rivolte al Nord, ma davanti al suo sguardo si apriva la porta che corrispondeva in linea retta a quella maggiore della città dalla quale aveva inizio la via imperiale che attraversava tutta la Cina fino al Tonchino. Così l’imperatore seduto in trono aveva davanti a sé tutto l’impero, ma a pochi chilometri da Pechino quella via imperiale diventava simbolica sperdendosi in acquitrini e in pantani. Non mi convinceva questo gusto infantile per le linee rette che non esistono nell’universo, sentivo solo il caos unica realtà della vita e sorridevo all’illusione di chi mi parlava. Avendo vissuto sempre nel caos con la disinvoltura degli animali sono ora diventato uomo d’ordine, perché mi convince di una immutabilità e non mi fa perdere tempo.
Mi sveglio al mattino sempre alla stessa ora, rifaccio il letto, scopo la mia stanza, mi pulisco e taglio le unghie, mi faccio la barba, mi lavo, finisco di vestirmi, cerco nell’esito del solitario l’oroscopo della giornata, mando la cagnetta a prendere l’aria, pulisco e preparo la cucina economica, sveglio la vecchia domestica che nella casa è come una bandiera disusata e messa in un angolo, poi prendo le mie carte e mi metto a scrivere secondo le ultime idee raccolte nel sonno. Così dovrebbe seguire calma e serena la mia giornata, ma diventato uomo d’ordine, il disordine degli altri si precipita su di me come un’alata arpia a conturbarmi. Mi sono abituato all’inverno e al suo ordine e vedo con spavento allargarsi l’arco del sole che mi annuncia la primavera.
Non amo l’America, perché troppo ricca e i troppo ricchi sono insensibili, ma amo certi aspetti di quella nazione come la praticità. Mi si dice che è difficile trovare su cento americani uno che sappia chi è stato Goethe, ma gli altri 99 sanno perfettamente come lubrificare un motore. Oggi è incalzante la necessità di essere pratici e non sostare nelle nuvole specialmente letterarie. Necessita, perché esiste un concorso traboccante ai posti di lavoro. La grande massa dei contadini che da tempo stava occupata al lavoro della terra, oggi lo diserta per andare nelle fabbriche e negli impieghi. Durante la guerra ultima i contadini erano i soli che stavano bene per abbondanza di cibo e per tranquillità, così accrescevano la casa di figli come la stalla e il pollaio di animali. Quei figli si sono fatti grandi e istruiti, perché il contadino arricchitosi con la guerra non ha voluto più subire l’umiliazione di non avere frequentato le scuole superiori alle elementari. Adesso abbiamo il trabocco di quella massa, come un mosto dal tino, che concorre nel lavoro qualificato. D’altra parte l’aumento infrenabile delle macchine richiede ragazzi che con pochi studi guadagnano bene e aiutano la famiglia lavorando nelle officine, nelle rimesse, nelle stazioni di benzina.
Tutto questo impone una legge per gli altri: bisogna fare presto negli studi e arrivare, senza ozi sulle nubi letterarie, senza Goethe alla praticità di un mestiere. Siamo in un’epoca industriale ed era stato deciso che un ragazzo frequentasse una scuola industriale per diventare perito elettrotecnico. Per tre anni consecutivi in quella scuola affidata alla grazia di Dio, gli si dava un pezzo di ferro storto che a forza di lima doveva essere reso diritto. D’altra parte gli si davano sempre gli stessi temi d’italiano: “Descrivete come avete passato le feste di Natale”. E le letture trattavano dell’agnellino rapito dall’aquila e del solito nonnino accanto al fuoco. Mai quei maestri avevano fatto visitare una fabbrica, un’officina qualsiasi e avevano dato per tema di descriverla. Mai avevano fatto vedere a quei ragazzi un motore, una pila o un apparecchio elettrico. Lasciata la scuola che non lo faceva diventare un uomo pratico per un mestiere pratico passò ad altra dove avrebbe dovuto studiare ragioneria. In questa di fronte a tre libri pratici, uno di ragioneria, altri di computisteria e di matematica vi sono i seguenti libri di letteratura italiana: I) Esposizione notiziario, postille critiche sull’Inferno di Dante. II) L’Inferno. IlI) Pagine di documentazione critica sulla letteratura italiana. IV) Storia della letteratura italiana. V) Giovanni Verga: Mastro don Gesualdo. VI) Antologia della letteratura italiana. Un complesso di parecchie migliaia di pagine per un totale di 8350 lire. Si diventa ragionieri per forza e si calcola; ammesso che in Italia vi siano cinquecentomila studenti che vogliono diventare ragionieri, si ha solo per l’italiano un giro editoriale di quattro miliardi e centosettantacinque milioni.
Dopo i due libri su Dante di oltre 800 pagine, oltre cento pagine trattano di lui nella documentazione critica della letteratura italiana. Uno degli argomenti è questo: diversità di toni poetici nelle tre cantiche dantesche, e si tenga presente che lo studente a vent’anni dovrebbe essere ragioniere e guadagnarsi da vivere. Ma non basta Dante, bisogna trattare del Pulci, del Boiardo, del Parini, dell’Alfieri, di Capuana, fino a Pirandello, Moravia, all’ermetismo, ad Alvaro e a Pratolini. Tutti costoro sono ritenuti indispensabili per formare la mente culturale del futuro ragioniere. Bisogna essere petulanti nel ricordare che vi è ancora il libro: Storia della letteratura italiana in tre volumi: dalle origini al Quattrocento, dal Cinquecento al Settecento, Ottocento e Novecento, con altre cento pagine dedicate a Dante accompagnate dai soliti schemi dei gironi dell’Inferno, delle balze del Purgatorio e delle zone celesti con relativi colori dell’atmosfera. Viene da urlare: basta. Questo è un imprigionare la mente di un giovane di diciotto anni del nostro secolo in un carcere medioevale senza possibilità di avvenire nel mondo fuori dalle scoperte tolemaiche. Credo che il bicchiere sia colmo.
Di sfuggita accennerò a quanto di letteratura italiana debba sottostare un giovane che voglia diventare geometra. Ecco i libri: Cultura e vita, antologia dal Monti fino a Montale con appendice di letteratura straniera. Antologia critica storica di letteratura classica, dove Carducci è studiato nella sua smania romantica per l’esaltazione di Roma. I Promessi Sposi fanno naturalmente da piatto forte con contorno di critica e note per ogni capitolo. Se per diventare ragioniere o geometra vi è bisogno di sapere tanto di quello che questi chiacchieroni e poetomani di italiani hanno fatto, non si sa immaginare cosa si dovrà studiare quando lo studente vorrà specializzarsi in letteratura italiana. Giuro che arrossisco pensando di avere accresciuto il fardello della zavorra di questo disgraziato paese dove l’uomo ha necessità prima e assoluta di tendere verso le cognizioni pratiche impegnandosi positivamente come uomo d’ordine per sistemare contabilità e misurare la terra. Con tutte queste divagazioni letterarie avremo soltanto moltiplicazioni di fallimenti e una società arcadica e sognante. Ma non è tutto.
Nelle scuole medie una ragazzina di quattordici anni che dovrebbe imparare a diventare una donnina pratica ed economa ha due libri che sono monumenti di oziosità. Il primo porta il titolo: lo e la casa, in un’Italia, in massima parte fatta di città come Matera, Fermo e L’Aquila si pensa che vi siano famiglie che abbiano l’uso degli elettrodomestici, non solo, ma che una padrona di casa si senta infastidita nel vedere il manico della macchina che lucida i pavimenti che ricorda troppo le invereconde scope di uso antico. Allora nel libro viene proposto alla ragazza di fare un grembiule, che costa circa mille lire, per coprire quel manico. Con geniale supposizione che in casa vi siano bambole fuori uso si indica di staccarne la testa per sovrapporla in modo dà avere non più la visione di quel manico, ma di un spaventapasseri. Ancora in questo libro che dovrebbe essere un manuale di economia pratica si insegna ad allevare un barboncino o un cane scozzese di quelli che costano cari o un gatto siamese, o un pappagallo o pesciolini esotici in un opportuno acquario stabilito in una parete, per rendere ridente la casa italiana. Senza alcuna preoccupazione per l’igiene che almeno questa sarebbe indispensabile si consiglia di lavare il barboncino nella vasca da bagno della famiglia, inoltre si mostra i modelli di una mantellina di lana per preservarlo dal freddo e di una cuccia per il gatto. In un’Italia dove scarseggiano gli acquedotti, le case di ricovero per i vecchi e i letti per le partorienti, la padrona di questa casa tipo deve avere la pelliccia di visone e nel libro si insegna come preservarla dalle tarme. Questo libro scolastico non è una prova di civiltà, ma di spaventosa incoscienza, punibile non con le barricate rivoluzionarie, con la ghigliottina semplificatrice, ma con la bomba atomica livellatrice.
Un altro libro insegna l’educazione artistica, perché non si sa mai dalle giovani allieve potrebbe saltare fuori una nuova Rosalba Carriera. Un tempo si andava a cercare i geni pittorici nei manicomi, ora caduta la maniera pittorica dei grandi neIl’infantilismo li si cerca tra i bambini. E si usano con grandi tavole a colori per far vedere che le tavolozze possono essere ovoidali o rettangolari e, quali sono i mezzi per dipingere: pastelli, acquerelli, colori a olio e anche quanto occorre per fare i collages. Tutto a colori, mentre quando si tratta di fare vedere le opere dei grandi maestri si usano solo piccole foto a bianco nero. A chiusura finale in questa scuola media italiana si invita la ragazzina a frequentare un corso di tennis, come se non fosse già sufficiente la solita ginnastica. Molto è probabile che di questo passo si metta in programma anche un’ora di danza. Il ragazzo che deve diventare in fretta un ragioniere invece è stato invitato a partecipare nelle vacanze di Pasqua, che quest’anno sono di pochi giorni, a un viaggio a Parigi di tre giorni. Sotto, come sempre, vi è la speculazione, ma è inutile indagare. La scuola è già una speculazione editoriale, si doveva invadere il campo turistico. Non vale ricordare che noi quando facevamo il liceo classico si andava con il tranvai a Venezia per vedervi le opere d’arte, ora è troppo poco per questi tempi: bisogna andare al Louvre.
Giovanni Comisso