“La funesta docilità” di Salvatore Silvano Nigro
Un grande saggio che vede il prof. Salvatore Silvano Nigro, profondo conoscitore di Alessandro Manzoni, nel non facile dialogo a distanza con numerosi critici e filologi accademicamente “legali” e “illegali”, tra cui Alberto Moravia, intorno a varie questioni. Una di esse riguarda la presenza delle illustrazioni di Francesco Gonin nell’edizione Guglielmini e Radaelli del 1840 dei Promessi sposi, ripresa in Appendice da un breve studio sulle illustrazioni di Renato Guttuso all’edizione Einaudi del 1960. Un’altra importante questione riguarda la monumentalizzazione di Manzoni e della sua opera, a cui hanno concorso, anche involontariamente, critici di opposte appartenenze. Natalia Ginsburg, più di tutti tra gli altri scrittori e critici citati nel saggio, ha forse saputo attenuare tale approccio, dall’alto del suo affresco familiare, nel romanzo: La famiglia Manzoni, uscito nel 1983 per Einaudi. Essenziale questione affrontata poi è quella dell’ipotetica “funesta docilità” con cui Manzoni avrebbe reagito all’orrore del linciaggio del Ministro delle finanze napoleonico Giuseppe Prina, durante i moti di Torino del 20 e 21 aprile del 1814. Nelle ipotesi di Leonardo Sciascia, sincero estimatore di Manzoni, questo approccio “onesto” di speranza rivoluzionaria, sarebbe stato causa di un suo inconfessato rimorso negli anni a venire. Questioni così complesse e importanti, in un panorama critico italiano oggi piuttosto appiattito, avrebbero meritato, a mio parere, distinti saggi dedicati.